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Vini Venezia: 5 denominazioni per un Consorzio

17 Febbraio 2020 Monica Sommacampagna
Vini Venezia: 5 denominazioni per un Consorzio

Il Consorzio Vini Venezia riunisce 3 Doc e 2 Docg venete con l’ambizione di volare lontano. Due le strade parallele da percorrere: la valorizzazione delle varietà internazionali e di quelle locali. Inizia la sfida del Pinot grigio Rosato.

Tira aria internazionale sul Consorzio Vini Venezia che dal 2011 tutela cinque denominazioni: Venezia Doc, Lison Pramaggiore Doc, Piave Doc e le Docg Lison e Malanotte, coinvolgendo oltre 2.000 produttori tra Treviso e Venezia.

La scommessa del Pinot grigio rosato

«Grazie alla modifica del disciplinare del Venezia Doc e all’inserimento al suo interno del Pinot grigio Rosato, con questo vino punteremo dal 2020 sul Regno Unito», anticipa Stefano Quaggio, direttore del Consorzio da #Feelvenice, giornata di degustazione alla sua seconda edizione, che si è tenuta lo scorso ottobre con 16 Cantine nel Convento dei Carmelitani Scalzi a Venezia. Qui il “giardino della biodiversità” custodisce nel brolo due vigneti sperimentali con una trentina di varietà, storiche o collezionate dai frati, di cui tre ancora sconosciute, che rappresentano una banca genetica preziosa da trasferire ai posteri. Il progetto è stato attivato nel 2010 in collaborazione con Attilio Scienza dell’Università di Milano, con l’Università di Padova e con il Cra-Vit di Conegliano.

Le due anime del Consorzio

La “pluridenominazione” tutelata dal Consorzio su 4.939 kmq, include 47 tipologie di vini e racchiude due anime che, se fanno perno su radici Romane, poi fiorite con la Repubblica della Serenissima, sono entrambe contemporanee: una volta a valorizzare vitigni internazionali come Pinot grigio, Chardonnay, Merlot, Cabernet Sauvignon e Franc, l’altra mirata a esaltare varietà locali come Raboso Piave, Friulano, Glera, Refosco, Verduzzo e Manzoni bianco.

Vigneti sperimentali nel Convento dei Carmelitani Scalzi


Doc Venezia, la più giovane ed estesa

Il territorio, solcato da corsi d’acqua e a due passi dal mare, si divide tra alta e bassa pianura. I terreni offrono suoli ghiaiosi adatti per i bianchi o suoli argillosi con limo per rossi strutturati e bianchi aromatici.
Si inizia dalla parte orientale della Pianura Padana con la Doc Venezia, la più giovane e la più estesa tra quelle gestite dall’ente. Si sviluppa tra Venezia e Treviso, dai colli di Conegliano alla laguna di Caorle, includendo il territorio del Piave e parte del Lison Pramaggiore; racchiude 11 tipologie di vino, di cui 2 Spumanti, 2 Frizzanti, 2 Bianchi, 1 Rosato e 4 Rossi. Tra le più rappresentative ci sono il Pinot grigio, lo Chardonnay e il Merlot.

La Doc Venezia alla conquista del mondo

Con una produzione di 8 milioni di bottiglie, si proietta sui mercati internazionali con il richiamo storico del nome Venezia. A fare da apripista, il Pinot grigio con 5,5 milioni di bottiglie e lo Chardonnay, circa 600.000.
«Il 70% dei vini è venduto negli Usa, quindi, nel Regno Unito, in Germania e in Giappone», dice Stefano Quaggio. Dal 2016, inoltre, il Consorzio segue anche il biodistretto della comunità del biologico della Venezia Centro-orientale, BioVenezia, a tutela della salute e dell’ambiente.

Il valore della diversità

Le Doc Piave si estende dai confini nordorientali della provincia di Treviso, passando dalla foce del Piave fino al primo entroterra veneziano, e conta un’interessante varietà di microclimi, con suoli che cambiano struttura in base alla forza del fiume, variando da ghiaiosi ad argillosi, e dando origine a 14 tipologie di vini come Raboso Piave, Verduzzo, Carmenère e Tai.

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