Questa parola si poteva scrivere al singolare quando il turacciolo di sughero, come strumento con cui chiudere le bottiglie di pregio, non aveva alternative. Ma quell’epoca sta inesorabilmente tramontando. A farla finire è l’intollerabile proliferazione di sugheri che trasmettono al vino il sapore di tappo, una jattura a cui è difficile porre rimedio perché provocata dallo scompenso tra una domanda enormemente aumentata e una produzione che non riesce a soddisfarla (ci vogliono 50 anni prima che una quercia produca sughero di qualità). Fallita la speranza di poter sostituire il turacciolo di sughero pieno con quelli di sughero compensato, composto o agglomerato, ci si è rivolti, giocoforza, a tappi d’altro materiale: silicone, polietilene, legno, vetro, metallo. Di delusione in delusione si è finito per cercare di risolvere il problema con le chiusure metalliche un tempo riservate ai vini della mutua: il tappo a vite e il tappo corona. Ed è quest’ultimo (orrore!) che sembra avere le migliori chances. Consoliamoci: anche Gesù Cristo subì l’oltraggio di una corona. Di spine.