Bertani mette in primo piano l’interazione tra suolo, vite e clima in specifiche aree e il paesaggio e le peculiarità del Valpolicella. Il progetto coinvolge i primi due vini della nuova linea Bertani Cru, presentati il 18 settembre a Tenuta Novare ad Arbizzano (Verona).
L’azienda veneta, che fa parte del gruppo Bertani Domains, non ha puntato sui più trendy Amarone, Recioto o Ripasso, ma su Valpolicella classico e superiore, scegliendo due tipologie che, al netto di anni di studio, potessero esprimere al meglio le potenzialità della Corvina e di due vigneti particolari ed estremamente vocati. Dei 200 ettari della tenuta, 70 sono vitati e inseriti in un paesaggio tutelato dalla soprintendenza, ricco di sorgenti naturali, miniere, boschi di faggi, querce, cedri del Libano e ulivi.
La parola alle vigne, quindi, senza troppe intermediazioni legate alla tecnica enologica, alla ricerca di una purezza gustativa lontana dalle mode del momento. E se la scelta del Valpolicella può sembrare una svolta, di fatto si inserisce con coerenza nello stile della Bertani.
Due vini che riflettono anche gli studi sulla Corvina
«Questo Valpolicella, più dell’Amarone dove predomina il fattore “appassimento”, fa emergere in modo evidente il terroir», ha spiegato Emilio Pedron, amministratore delegato di Bertani Domains. «Limita così gli interventi enologici e rispetta il più possibile il luogo e i vitigni, fatto agevolato anche da cambiamenti climatici che oggi favoriscono naturalmente la maturazione delle uve».
«A partire proprio dalla Corvina. Su quest’uva abbiamo sviluppato un’intensa attività di ricerca, anche in collaborazione con il Crea-Ve, Centro di ricerca viticoltura ed enologia di Conegliano», ha aggiunto il direttore operativo Andrea Lonardi, presente all’incontro con il ricercatore Diego Tomasi.
La tutela del paesaggio svolge un ruolo di primo piano. «Il progetto Bertani Cru costituisce un investimento importante per il gruppo, che ha effettuato anche un’opera di restauro di fonti e casali, oltre che di valorizzazione dei vigneti», ha concluso Pedron.
–

–
Dal vigneto Le Miniere la freschezza non “semplice” del Valpolicella
Il Valpolicella Classico Le Miniere di Novare 2018 prende il nome dalle miniere risalenti al Pleistocene poste a 160 metri di altitudine, dalle quali un tempo si estraevano ferro e manganese. I suoli presentano un contenuto molto elevato di calcare e argille rosse, generoso di note fresche e balsamiche per il vino. Le Miniere appare sapido e leggero, con sentori molto ben equilibrati di ciliegia e inediti accenti di anice e menta. Nasce da 70% di Corvina da selezione massale, 20% Corvinone e 10% Rondinella. Dopo la fermentazione, viene posto in vasche di cemento e affinato in bottiglia.
–

–
Dal cru Ognisanti la struttura del Valpolicella Superiore
Il Valpolicella Classico Superiore Ognisanti di Novare 2017 viene ottenuto da 95% di Corvina da selezione massale e 5% Rondinella. Si caratterizza per la buona struttura tannica, è sapido, con note di marasca e pepe bianco. I terreni da cui proviene sono calcarei eocenici marnosi bianco e bianco rosati, con tessitura sabbioso-limosa e un sottile franco di coltivazione su cui attecchiscono le viti. I grappoli, dagli acini particolarmente piccoli, vengono selezionati. Dopo la macerazione, il vino viene affinato per un anno in botte di rovere, quindi per sei mesi in bottiglia.
–

–
La produzione di ognuno dei due vini è di 13.320 bottiglie. Le Miniere è in vendita in enoteca a 22 euro, mentre Ognisanti si colloca tra i 26 e i 28 euro.