Cantine Lonardo di Taurasi (Avellino) ha riscoperto alcuni anni fa un vitigno che si credeva quasi perduto, il Grecomusc’, citato in alcuni testi ampelografici del 1875 come Rovello Bianco.
Diffuso a macchia di leopardo nel comprensorio, il Grecomusc’ è frutto di vecchi ceppi a piede franco sparsi nei vigneti. Sua singolare caratteristica è di avere una buccia che cresce a dismisura rispetto alla polpa, dando agli acini un aspetto “moscio”, ciò per la scarsa disponibilità di acqua nel periodo di maggior accrescimento delle bacche. Tutto ciò rende molto bassa la sua resa in vino.
–

–
Un vino unico e freschissimo
I Lonardo, titolari dell’azienda, dopo anni di sperimentazione sono riusciti a trarre vantaggio da questa caratteristica, producendo un vino unico e inconfondibile. La fermentazione alcolica parte grazie a lieviti selezionati in vigna, mentre la malolattica è spontanea; il nettare matura in acciaio per 11 mesi sulle proprie fecce fini e imbottigliato con una filtrazione blanda. Dai profumi minerali di pietra focaia, ha sorso freschissimo, sapido e strutturato, capace di notevole evoluzione.
Nella foto: Alessandro Lonardo
Per conoscere gli altri autoctoni della Campania clicca qui.
L’articolo sui vitigni autoctoni campani prosegue su Civiltà del bere 4/2019. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com