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André Tchelistcheff, il visionario innovatore

19 Luglio 2019 Aldo Fiordelli
André Tchelistcheff, il visionario innovatore

Il “maestro” André Tchelistcheff per la prima volta sul grande schermo. Il film “André, the voice of wine“, girato dal nipote Mark Tchelistcheff, rivela dettagli sconosciuti sulle vicende personali del mitico enologo, tratteggiando il ritratto di un personaggio dall’enorme fascino e capacità di visione.

Il Pinot nero è come la mano di una donna che stringe una borsa di pelle. Descriveva così i vini, André Tchelistcheff. Mai una parola come cioccolatoso o minerale. Il “maestro” come lo chiamavano colleghi enologi e produttori di vino di tutto il mondo, “the great teacher” secondo Stevan Spurrier, “the Pope of the Napa” nella definizione più ricorrente, Decanter’s man of the year nel 1992, Tchelistcheff è stato il protagonista del film André, the voice of wine trasmesso in anteprima assoluta in Italia lo scorso 15 luglio a Cortina in occasione di VinoVip.

Mark Tchelistcheff, nipote del celebre enologo e regista del film a lui dedicato

André, the voice of wine

Un film ispiratore, dal quale si esce con la gioia di essere nel mondo del vino o con la voglia di farne parte, vigna, cantina o mercato che sia. Un personaggio di un fascino e un magnetismo unici, con una capacità di visione incredibile, ma soprattutto con una dedizione al vino e al proprio lavoro condita di una così profonda umiltà e curiosità di conoscenza tali da farne uno dei protagonisti del mondo enologico moderno.

Lo stemma nobiliare di Tchelistcheff

Una vita avventurosa tra Russia, Francia e Stati Uniti

Tchelistcheff nacque a Mosca il 24 novembre del 1901. La sua infanzia coincise con la Rivoluzione russa. Nel 1917 Lenin bandì suo padre, un giudice della corte imperiale. Formatosi all’accademia militare di Kiev il giovane André combattè contro i bolscevichi nella White Army durante la guerra civile russa. Dato per morto dopo essere stato colpito durante una bufera di neve, riuscì a riunirsi alla sua famiglia nella ex Yugoslavia e poi a studiare nell’allora Cecoslovacchia. Da qui all’Istituto Pasteur in Francia. La sua vicenda personale è stata per quasi tutta la sua vita appannaggio dei suoi familiari e sconosciuta ai più data la grande riservatezza di Tchelistcheff, rivelata oggi dal film.

Insieme a Ludovico Antinori e Gelasio Gaetani Lovatelli

Il papà del Masseto

La sua preparazione e le esperienze cosmopolite lo portarono alla Beaulieu Vineyard di George de Latour a Napa. «Sono viti?», chiese. «Ma questi sono alberi», commentò. Tchelistcheff fu un potente innovatore. Il primo a portare scientificità e un approccio europeo. Pulizia in cantina, comprensione delle fermentazioni malolattiche, uso della barrique, umanizzazione della lotta contro le gelate primaverili usando le candele in vigna… Fu lui a consigliare Lodovico Antinori di piantare Merlot nella collina del Masseto, dando vita a uno dei più grandi vini italiani di sempre.

André Tchelistcheff con il presidente Reagan

«Le sue dita corte delle quali si rammaricava», ha commentato Alessandro Torcoli alla fine del film «si sono allungate come radici di una vita e ancora oggi ci toccano. Una finestra internazionale, un respiro del vino, la voce del vino, a fronte della quale tutte le altre discussioni sembrano beghe di condominio».

I vini di André Tchelistcheff in degustazione a VinoVip 2019

L’articolo completo con le tasting notes dei vini degustati sarà in edicola e online su Civiltà del bere 4/2019 da metà agosto.

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