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Tenuta di Trinoro, un Pomerol in Val d’Orcia

3 Dicembre 2018 Civiltà del bere
L’etichetta di punta porta il nome dell’azienda toscana, Tenuta di Trinoro, e sintetizza ai massimi livelli la filosofia del proprietario Andrea Franchetti, impostata sul modello bordolese. Le definizioni delle migliori annate secondo il produttore e le anticipazioni sulla 2017.
Dici Tenuta di Trinoro e pensi ai suoi iconici tagli bordolesi capaci di vincere la sfida del tempo. Lo stile è quello di Pomerol, ma siamo a Sarteano, in Val d’Orcia, dove la Toscana confina con l’Umbria. La grande intuizione del produttore Andrea Franchetti è stata quella di impiantare – a partire dai primi anni Novanta – le uve di Bordeaux, impostando la produzione sul modello d’Oltralpe: alta densità (fino a 10 mila piante per ettaro), forte diradamento dei grappoli, raccolta in piena maturazione fenolica e rese assai contenute. Alcuni terreni sono, infatti, di tipo argillo-calcarei e ghiaiosi, molto simili a quelli di Saint-Émilion, e regalano rossi intensi e concentrati, godibili sin da subito ma concepiti per un lunghissimo invecchiamento.    

Venti ettari di uve bordolesi

La proprietà si estende per 200 ettari e i piccoli appezzamenti vitati sono situati tra i 450 e i 600 metri di altezza, per un totale di 20 ettari tra Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Petit Verdot. Delle 100 mila bottiglie annue, il 70% sono destinate al mercato estero. Imbottigliato a partire dal 1997, il Tenuta di Trinoro, Toscana Rosso Igt è l’emblema della concezione enologica e della ricerca stilistica di Andrea Franchetti. Nasce dall’unione di tutte e quattro le uve bordolesi, che vengono accuratamente scelte tra i vigneti più vocati. Il blend però non è fisso, al contrario muta di anno in anno per esprimere al meglio l’andamento climatico.    

Il vino perpetuo

Al di là delle percentuali, questo celebre SuperTuscan si distingue per ricchezza aromatica, finezza ed eleganza. Andrea Franchetti lo definisce il “vino perpetuo” di Tenuta Trinoro, sottolineando la sua promessa di longevità. «È un vino che si può fare sempre. I proprietari passano, ma io penso che accedano durante un periodo più o meno lungo della loro vita a un fatto perpetuo», sintetizza lo stesso titolare.

Le annate del cuore di Andrea Franchetti

Quali sono le annate del cuore e quali sostantivi userebbe per definirle? «La 2001 rappresenta la poetica di Trinoro, mentre la 2009 ne simboleggia la completezza. La 2011 segna l’oscurità, la 2015 la coralità». Oggi in commercio c’è la 2016. «Qui ho cercato la levità dell’annata, unendo il Cabernet Franc dei vigneti di Camagi Nord e Sotto Cocceto e al Merlot di Cavalli Nord, rispettivamente al 48% e al 52%». E la 2017? È ancora troppo presto per parlarne: «Uscirà sul mercato nell’aprile 2019 e sarà un rosso particolarmente lungo, materico, concentrato».
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 5/2018. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l'ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

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