In Italia

In Italia

Autoctono in terra straniera: il Wildbacher dalla Stiria a Treviso

9 Dicembre 2018 Roger Sesto

Il Wildbacher è un vitigno originario della Stiria. I conti di Collalto – protagonisti della storia agraria del trevigiano dal XII secolo – lo coltivavano già da centinaia di anni.

A partire dai primi del Novecento è stato introdotto nella Marca Trevigiana in modo significativo. Solo nel 1980, però, il Wildbacher ha ottenuto l’iscrizione al Catalogo nazionale delle varietà di viti, con la sua inclusione tra le cultivar autorizzate nella provincia di Treviso. Varietà rustica, resiste bene alle avversità climatiche e parassitarie. È poco vigoroso e produttivo, si adatta bene alle potature lunghe. I grappoli sono molto compatti, corti, cilindrici e alati. La maturazione è tardiva, grazie anche alla consistenza e resistenza delle sue bucce.

Il Wildbacher ama la collina

Se vitato in collina, permette di ottenere vini di qualità e spessore, rosso rubino intenso, dagli inebrianti ma fini note di piccoli frutti scuri, con sottili sensazioni di erbe aromatiche e officinali. Al palato offre un generoso calore alcolico, una texture tannica fitta, marcata ma di buona rotondità, con lungo finale asciutto, fresco di acidità, dai ricordi di marasca sottospirito.

 

Uve Wildbacher, dal tipico grappolo compatto e cilindrico

 

Susegana ha il terroir perfetto

Le colline di Susegana (Treviso), dove dimorano le vigne della tenuta di Collalto, dalla complessa conformazione geologica (marnoso-arenaceo-argillosa, dai suoli magri e acidi) sono perfette per la coltivazione di questo esuberante vitigno. Il Wildbacher Colli Trevigiani Igt , prodotto dalla principessa Isabella Collalto, si ottiene da vigne di proprietà poste sulle colline a sinistra del Piave. Sono esposte a Sud, su suoli  prevalentemente argillosi, con rese per ettaro di 70 quintali di uva, vendemmiata nella prima decade di ottobre. Dopo un classico processo di vinificazione in rosso, con una macerazione di un paio di settimane e una malolattica spontanea, il suo affinamento ha luogo in botti grandi da 40 ettolitri, per circa 24 mesi.

Per conoscere gli altri autoctoni del Veneto clicca qui

L’articolo sui vitigni autoctoni trentini e altoatesini prosegue su Civiltà del bere  1/2018. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

 

In Italia

Eclettica e identitaria, la Valpolicella (e non solo) secondo Zymé

All’Enoluogo, la casa di Civiltà del bere, l’illuminante incontro con Celestino Gaspari […]

Leggi tutto

Il Cepparello di Isole e Olena e le sue nuove frontiere

Nove annate, dalla 2005 alla 2022, delineano il percorso che il rinomato […]

Leggi tutto

L’impegno della Sardegna per le sue vigne a piede franco

Un lavoro corale, promosso dall’agenzia Laore con la collaborazione dell’Università di Sassari, […]

Leggi tutto

Vini “sommersi”? Ma no: diversi

I prodotti che affinano sott’acqua sono sempre più di moda e originali. […]

Leggi tutto

Il Trebbiano d’Abruzzo sta voltando pagina

Questo contenuto è riservato agli abbonati digitali e Premium Abbonati ora! €20 […]

Leggi tutto

Vini di Montagna (10): la Val di Cembra – seconda puntata

Questo contenuto è riservato agli abbonati digitali e Premium Abbonati ora! €20 […]

Leggi tutto

L’Antica Bottega del Vino apre a Cortina in occasione dello Olimpiadi

Lo storico locale veronese, di proprietà di 10 Famiglie Storiche, sarà la […]

Leggi tutto

Tenuta San Guido e CNR: un accordo per la tutela del Viale dei Cipressi di Bolgheri

Un programma quinquennale monitorerà la salute degli alberi, reintegrando quelli compromessi con […]

Leggi tutto

Vinchio Vaglio: ode alla Barbera d’Asti

La cooperativa, che oggi riunisce quasi 200 soci e 500 ettari vitati, […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati