Mai come nel caso del grande Vaso François il binomio artee vino si integra a meraviglia. Il celebre cratere, progettato infatti per mescolare acqua e vino come si usava anticamente, è fra le massime espressioni dell’arte vasaia greca. Dal 1871 è custodito nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze.
Un prezioso reperto archeologico di arte vinaria
Un capolavoro risalente al 565 a.C. realizzato dal vasaio Ergotimos e dipinto dal ceramografo Kleitias, giunto in Etruria attraverso i fiorenti commerci dell’epoca che avevano in Cerveteri (l’antica città portuale chiamata Caisra) il punto nodale di smistamento. A riportarlo alla luce nella zona di Chiusi, uno dei principali centri dell’Etruria interna, in due differenti campagne di scavo (9 settembre 1844 e 21 aprile 1845), fu l’archeologo fiorentino Alessandro François, che ricopriva anche la carica di Delegato al Vestiario Militare nel Commissariato di guerra del granduca di Toscana Leopoldo II d’Asburgo-Lorena.
La scoperta di Alessandro François, avo dell'omonimo produttore
Il luogo del ritrovamento fu un ipogeo principesco nella necropoli di Fonte Rotella nella tenuta medicea di Dolciano. Il “Gran Vaso” (così lo definiva François prima che fosse intitolato a lui stesso), una volta ricostruito dagli innumerevoli frammenti (ben 669) in cui era stato ritrovato a 12 metri di profondità, entrò quindi a far parte della collezione di Leopoldo II. Da allora il Vaso François è forse il pezzo più pregiato del Museo Archeologico di Firenze.
È il tesoro del Museo Archeologico fiorentino
Celebre in tutto il mondo per grandezza e bellezza, il vaso è decorato da 270 figure e 131 iscrizioni dedicate a miti di dei ed eroi e alla Guerra di Troia. Tanto che di recente il cratere è stato prestato, in via eccezionale, a un museo di Atene per una esposizione che ha raccolto giudizi entusiastici. Per questo motivo il Museo fiorentino ha voluto dedicargli una delle nuove sale, inaugurate nei giorni scorsi.
Il nuovo allestimento museale del Vaso François
Il Vaso François è stato collocato in una nuova vetrina, in un allestimento con fregi retroilluminati, con apparato didattico bilingue e con due postazioni informatiche nelle quali i visitatori possono agevolmente scorrere le immagini, approfondire i miti, le saghe e le storie degli antichi dei della Grecia classica e della guerra di Troia. Per la prima volta, accanto al grande cratere di Ergotimos e Kleitias sono esposti due vasi figurati facenti parte anch’essi del corredo funerario dove fu rinvenuto il Vaso François.
Un brindisi che attraversa i secoli
Alla cerimonia non poteva mancare un discendente diretto dell’archeologo fiorentino, il suo pronipote omonimo Alessandro François, proprietario del Castello di Querceto nel Chianti Classico. Tra i vini (prodotti fin dai primi anni del ‘900) spicca Il Sole di Alessandro, un eccellente Cabernet Sauvignon Igt Colli della Toscana Centrale, dedicato appunto allo scopritore del grande cratere attico. Vino che è stato offerto in degustazione ai presenti al termine della cerimonia inaugurale.
Altre novità al Museo Archeologico di Firenze
Le altre nuove sale del Museo sono dedicate allo straordinario Sarcofago delle Amazzoni e ai Bronzetti greco-romani, grazie anche alla donazione dei coniugi americani Laura e Jack Winchester attraverso la fondazione Friend of Florence. Con il direttore del Polo museale della Toscana, Stefano Casciu, erano presenti anche la curatrice della sezione etrusca del Museo, Carlotta Cianferoni, la presidente di Friends of Florence, Simonetta Brandolini d’Adda, la direttrice del Museo nazionale etrusco di Chiusi, Maria Angela Turchetti e il vicesindaco di Chiusi, Chiara Lanari.