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Nuove tendenze in Franciacorta: dalle anfore ai rossi

10 Novembre 2016 Jessica Bordoni
Ci sono le grandi Maison, Cantine che producono milioni di bottiglie all’anno. Ma la Franciacorta è fatta anche e soprattutto di piccoli e medi viticoltori i cui volumi raramente superano le 100 mila bottiglie. Delle circa 130 aziende che oggi aderiscono al Consorzio di tutela della Docg, il 70-80% è guidato da storici conferitori che a un certo punto hanno deciso di fare il grande salto, occupandosi di tutta la filiera produttiva e imbottigliando con un proprio marchio. Va poi detto che Franciacorta non significa solo Metodo Classico: l’areale di produzione delle bollicine corrisponde sostanzialmente a quello del Curtefranca Doc e dell’Igt Sebino, due tipologie che, seppur legate a numeri decisamente minori, meritano di essere prese in considerazione.

Quattro produttori per raccontare le nuove tendenze in Franciacorta

Di tutto questo si è parlato durante la degustazione Ais Milano dal titolo “Le nuove tendenze e le novità della Franciacorta”, tenutasi lo scorso 7 novembre all’hotel The Westin Palace di piazza della Repubblica. «Vogliamo raccontare una Franciacorta giovane, dinamica, che sta cambiando pelle e vuole mostrare a tutti le sue grandi potenzialità», ha spiegato il delegato milanese Ais Hosam Eldin introducendo il relatore della serata: il miglior sommelier d’Italia 2010 e ambasciatore del Metodo Classico Nicola Bonera.

Curtefranca Doc e Sebino Igt

«Quando si parla di Franciacorta si pensa in automatico alle bollicine rifermentate in bottiglia», ha precisato Nicola Bonera, «ma il territorio prevede altre due denominazioni, ovvero il Curtefranca Doc per i bianchi e i rossi fermi, e l’Igt Sebino che comprende le tipologie bianco, rosso, novello e passito». E specifica: «Degli attuali 3.150 ettari vitati destinati alla produzione di vino a denominazione, 2.800 sono quelli legati alla produzione del Franciacorta Docg, mentre 350 a Curtefranca Doc». La Doc Curtefranca è di fatto l’erede della classificazione istituita nel 1967, quando insieme allo spumante (in versione sia Charmat che Champenoise) nacque il Franciacorta bianco e rosso. La dicitura Curtefranca è stata introdotta nel 2008; fino al 1995 si parlava di Terre di Franciacorta, il cui nome era però molto simile a quello della Docg e quindi ad alto tasso di fraintendimento. Quanto all’Igt Sebino, attiva anch’essa dal 1995, l’area comprende anche i due comuni di Palazzolo sull’Oglio e Brione e i vitigni ammessi sono Chardonnay, Pinot bianco, Pinot nero, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Carmenere ma anche Nebbiolo e Barbera. Fatta chiarezza sulle tre tipologie, possiamo concentrarci sui vini in degustazione, segnalando prima un breve profilo del produttore.  

1701 Franciacorta

Giovane realtà di Cazzago San Martino guidata dai fratelli Silvia e Federico Stefini, che nel 2012 hanno rilevato una delle più antiche proprietà vinicole franciacortine per dar vita a un progetto moderno e fortemente connotato dal punto di vista delle scelte produttive. Il lavoro in vigna e in cantina segue i principi della viticoltura biologica e biodinamica, volto a valorizzare il terroir in tutte le sue espressioni. Circa sette mila bottiglie di Metodo Classico, tutte rigorosamente non dosate.
Sullerba Metodo Classico - 1701 Franciacorta
Metodo Classico da Chardonnay in purezza. La base spumante svolge la fermentazione in anfora con lieviti indigeni. Dopo un anno, il vino fatto rifermentare in bottiglia con il mosto fresco di uve Chardonnay dell’anno successivo. In questo caso la base è targata 2013 e il mosto 2014. Il vino viene imbottigliato senza microfiltrazione, per questo mantiene in sospensione una buona percentuale di lieviti. Non c’è sboccatura e il tappo è a corona. Rientra nella categoria degli spumanti con fondo, che oggi stanno avendo sempre più credito (si pensi soprattutto alle versioni di Prosecco). È una bollicina tagliente, con un’acidità e una sapidità stimolanti. Molto succoso, ha note fruttate (soprattutto mela verde) ed erbacee, da cui il nome Sullerba. La permanenza in bottiglia è di minimo 12 mesi e la produzione si aggira sulle 3 mila bottiglie.
Franciacorta Rosé Docg - 1701 Franciacorta
Pinot nero in purezza che resta a contatto sulle bucce per 5-6 ore e poi affina 30 mesi sui lieviti. La sboccatura viene fatta a maggio, perché il Rosé ha bisogno di qualche mese in più di bottiglia. Al naso si riconoscono sentori di frutta rossa come ribes melagrana, ma anche un lieve sentore di tabacco. In bocca l’impatto è delicato, per poi aprirsi in una bella freschezza, con note di china e nocciola. Sapidità e lunghezza decisamente interessanti.  

Cantine Biondelli

I nostri lettori sanno che abbiamo già avuto modo di parlare varie volte del titolare Joska Biondelli e delle sue bollicine Docg (leggi l’articolo dedicato a Biondelli nella serie Giovani Produttori). Nei primi anni Duemila la famiglia Biondelli si ritrova a ragionare sul futuro della proprietà di Bornato di Cazzago San Martino e Joska, grande appassionato di vino, convince suo padre e suo fratello a investire in un progetto enologico di qualità, passando da conferitori di uva a produttori. I passi successivi sono la costruzione della Cantina, la ristrutturazione della villa, la conversione dei vigneti al biologico (la certificazione arriva nel 2014) e l’acquisto della migliore tecnologia di vinificazione.
Franciacorta Satèn Docg - Cantine Biondelli
Chardonnay 100% che proviene dai vigneti Nave esposti a sud tra i 200 e i 220 metri di altezza. L’uva viene raccolta entro la prima metà di agosto e, dopo la pressatura soffice, viene vinificata in vasche d’acciaio. L’affinamento in bottiglia è di 24 mesi dopo il tiraggio. La base è targata 2013, una vendemmia interessante che ha garantito una bollicina assai elegante e vivace. Al naso si esprime con note di fiori bianchi, scorza di lime e pompelmo, e poi frutta secca, sentori di miele e croissant. In bocca la freschezza è cremosa e senza spigoli, il sorso è elegante e di grande piacevolezza.
Premiere Dame, Franciacorta Docg Brut Nature 2011 - Cantine Biondelli
La permanenza in bottiglia arriva a 45 mesi, con sboccatura a settembre. Si tratta di un Brut Nature, che dà risalto alla straordinaria evoluzione dello Chardonnay, ben evidente nelle note di pasticceria, burro e biscotto. L’attacco è floreale di biancospino, zagara e erbe aromatiche. Poi agrumi canditi, frutta secca e un’avvolgente speziatura di cannella e marzapane. Il nome è un omaggio alla Francia e all’arte della spumantistica d’Oltralpe e segna l’unicità di questo Millesimo dal vigneto cru - ma in Franciacorta è più giusto parlare di brolo -  Nave. Per la serie, il terroir fa la differenza.   

Arcari + Danesi

La Cantina porta il nome di Giovanni Arcari e Nico Danesi, che nel 2006, dopo tanti anni da addetti ai lavori per altre aziende, riescono a coronare il sogno di un progetto di loro proprietà. La sede si trova a Coccaglio, una struttura ricavata nella roccia del versante sud del Montorfano, lungo il confine meridionale della Franciacorta. In tutto cinque ettari, per lo più a Chardonnay e Pinot nero, con una piccola percentuale di Pinot bianco. Nel 2009 viene messo a punto il Metodo SoloUva  per la produzione del Franciacorta Docg. Il sistema prevede l’utilizzo del mosto d’uva messo da parte durante la vendemmia al posto del tradizionale zucchero, sia per innescare la seconda fermentazione, sia dopo la sboccatura per un eventuale dosaggio. Alla base del metodo c’è una perfetta maturazione del frutto di partenza.
Franciacorta Satèn Docg 2012 - Arcari + Danesi
Chardonnay in purezza come vuole il disciplinare del Satèn, ha un residuo zuccherino pari a 3 g/l e 12.5% vol. di alcol. L’affinamento della base spumante dura 31 mesi, mentre quello in bottiglia almeno 5-6 mesi dopo la sboccatura. È un Franciacorta molto fruttato, con note agrumate in primo piano. In bocca è perfettamente centrato, equilibrato, con una bella cremosità, un’avvolgenza senza eccessi e una buona lunghezza.
SoloUva Franciacorta Docg Dosaggio Zero - Arcari + Danesi
Il Metodo SoloUva è anche una società agricola che dà nome a una gamma di due vini: Brut e Dosaggio Zero. Quest’ultimo è il risultato di una base Chardonnay 2012, con permanenza di 36 mesi sui lieviti e 6 mesi di riposo in bottiglia dopo il degorgement. Al naso si esprime con elegante intensità: sentori di frutta tropicale, frutta a bacca gialla matura, un accenno vegetale e una bella speziatura. Ben bilanciato e persistente nel finale.  

Monte Alto

La Cantina si trova a piedi del Monte Alto a Clusane di Iseo, all’interno di una cascina risalente all’inizio del Novecento. È stata fondata nel 2014 dai giovanissimi Alberto Tribbia e Davide Conter, che dopo un’importante esperienza presso un’altra Cantina della zona hanno deciso di mettersi in proprio. La mission aziendale è quella di produrre etichette figlie del territorio, limitando gli interventi correttivi in cantina grazie anche a una grande cura in campo. I tre ettari di vigne subiscono la particolare influenza del Monte Alto, una formazione rocciosa di origine marina con calcari e marne. In tutto 17 mila bottiglie all’anno.
Barbera, Sebino Igt 2015 - Monte Alto
Tra i vitigni che i due produttori hanno scelto di valorizzare c’è la Barbera, che sorge su vigneti esposti a nord-est. La vinificazione è tradizionale, con macerazione a temperatura controllata e affinamento per il 30% della massa in acciaio e per il 30% in barrique di quarto passaggio. Di colore rosso rubino con riflessi violacei, presenta un bel bouquet con note di ciliegia, prugna e frutta matura. Al palato offre una buona struttura, equilibrio e una caratteristica acidità.
Càlem, Sebino Igt 2014 - Monte Alto
Un assemblaggio a dir poco inconsueto per la zona, 50% Nebbiolo e 50% Cabernet Sauvignon, è alla base di questo rosso di grande freschezza e bevibilità, nonostante l’annata 2014 si sia dismostrata piuttosto difficile dal punto di vista climanrico. Càlem è il termine dialettale per indicare la particolare ciliegia che cresce in zona. L’affinamento avviene in botti di rovere da 228 litri usate. L’obiettivo è quello di arrivare ad un Nebbiolo in purezza con le prossime vendemmie.

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