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Cresce l’Amarone alle aste. Gli ultimi dati

21 Ottobre 2016 Aldo Fiordelli

La parola volatilità fa sobbalzare i produttori di vino quando si parla di enologia, né è recepita meglio dagli analisti finanziari. La volatilità dei numeri dell’ Amarone alle aste, evidenziata nella tabella, nasconde però una crescita d’immagine, d’interesse e anche d’identità. Abbiamo preso a riferimento le due etichette più battute: Quintarelli e Dal Forno. Bisogna sottolineare però la presenza significativa di Bertani per i millesimi più vecchi, e più saltuaria di Masi e Allegrini.

Quintarelli e Dal Forno al comando

Dei due produttori presi a indice mancano quei millesimi considerati eccellenze assolute, nonostante sembrino emergere, scorrendo le aggiudicazioni, il 1990 per Quintarelli e il 1997 per Dal Forno. Questo è dovuto alla natura stessa dell’Amarone che, prodotto con l’appassimento, lega l’annata buona alla quantità col risultato che i millesimi migliori sono anche quelli più disponibili. Per rendere più attendibile possibile il dato statistico abbiamo preso un mix di annate restando in quelle che secondo il consorzio sono a cinque stelle o cinque stelle con l’eccellenza. Anche in questo caso la scelta vuol essere una pezza d’appoggio per evidenziare i millesimi che potranno aumentare di valore nel futuro. Ma veniamo ai numeri. Sia Dal Forno che Quintarelli nei quattro anni hanno registrato una leggera flessione: -12% il primo e -6% il secondo.

Parlando di numeri...

Dal Forno è cresciuto del +8% nell’ultimo anno, mentre Quintarelli ha perso il -46% (anche se il 2016 non è ancora finito, quindi la media è calcolata su meno aggiudicazioni e la stagione autunnale delle aste è non meno importante di quella primaverile). Il secondo dato salta all’occhio e va contestualizzato come assestamento rispetto all’exploit del +85% dell’anno precedente. Anche Dal Forno nel 2015 ha guadagnato il +37% venendo da un -41% del 2014 rispetto al 2013. Il perché di questa altalena, di questa volatilità appunto, ha ragioni strutturali. La più significativa è che l’Amarone della Valpolicella come denominazione risulta giovane rispetto al mercato delle aste a confronto col Barolo o col Brunello. Basti pensare che fino all’anno scorso Christie’s ancora batteva lotti intitolati “Veneto” o “Italian red wines mixed” con Chianti Classico e altre.

Amarone alle aste: l'evoluzione

Nella migliore delle ipotesi si battevano piccole verticali di un’etichetta tra quelle menzionate, a dimostrazione che i collezionisti stavano ancora cercando di costruirsi i proprio parametri in termini di risk reduction strategy (strategia di riduzione del rischio, ndr) su produttori e millesimi. Il mercato delle aste poi sembra aver sdoganato queste due etichette per se stesse e come risultato sono aumentati i lotti proposti soprattutto in annate più recenti, cosa che ha appunto creato la leggera stabilizzazione. Per quanto riguarda Quintarelli, bisogna aggiungere che nel 2015 sono stati battuti diversi lotti di 1990, emersa ormai come una delle migliori annate in assoluto, raggiungendo un prezzo medio di 716 dollari a bottiglia e un prezzo di punta fino a 1.327 dollari sempre a bottiglia. Complessivamente però l’interesse crescente suggerisce di seguire da vicino un vino che non ha certo bisogno di conferme in termini di longevità.

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 05/2016. Per continuare a leggere acquista il numero nel nostro store (anche in edizione digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com. Buona lettura!

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