“Ma quanto è bello andare in giro per i Colli Bolognesi…”, cantava qualche anno fa Cesare Cremonini. L’oggetto dei desideri dell’ex front man dei Lunapop era la Vespa 50 Special, con cui poteva scorrazzare libero tra le strade di campagna. Al giovane Alessandro Fedrizzi di Zola Predosa (Bologna), invece, del motorino è sempre importato poco. Lui sognava una vigna tutta per sé. E oggi, a soli 23 anni, è riuscito ad avverare il suo desiderio diventando un produttore vinicolo.
I primi tentativi di vinificazione
Ma torniamo indietro di qualche anno, quando Alessandro frequentava le scuole medie. «Il proprietario dello stabile dove vivevo con la mia famiglia era un appassionato di vino e acquistava l’uva in cassetta da alcuni vignaioli del posto», racconta. «Poi andava nel locale del caseggiato adibito a cantina, pigiava i grappoli nel tino, vinificava il mosto ottenuto e imbottigliava il vino per uso personale. Io restavo ore e ore a guardarlo: ero incantato da tutte quelle operazioni. Finché un giorno decisi di provarci anch’io. Ne nacque un rudimentalissimo taglio bianco a base di Pignoletto, Trebbiano e Albana… da dimenticare per il risultato ottenuto, ma che ricorderò sempre per il valore simbolico di quella prima volta».
La scuola di agraria e la fondazione dell’azienda nel 2014
I genitori di Alessandro sono dipendenti pubblici e non possiedono terreni. Ma lui sa che il suo futuro è nell’enologia. Così alle superiori s’iscrive all’Istituto agrario di Bologna e mentre studia prende in affitto una vigna vicina a casa, per iniziare a fare un po’ di pratica. «Il 2014 segna l’avvio ufficiale dell’attività, mentre a fine maggio 2016 ho rogitato e gli ettari sono diventati di proprietà. In tutto 60 mila metri quadrati, tutti nel comune di Zola Predosa. L’investimento è stato importante, ma credo che sia altrettanto importante seguire le proprie passioni, con grande impegno e senso del lavoro quotidiano».
Circa 25 mila bottiglie da Pignoletto, Barbera e Chardonnay
L’azienda si chiama come lui, Alessandro Fedrizzi, e produce circa 25 mila bottiglie all’anno, tra bianchi, rossi e bollicine. «Le varietà di riferimento sono tre: ovviamente il Pignoletto, l’uva simbolo dei Colli Bolognesi, e poi la Barbera e lo Chardonnay, quest’ultimo da una vigna che oggi ha circa mezzo secolo d’età». Il mix tra autoctoni e internazionali riflette i gusti personali del giovane produttore. «Ho un debole per le bollicine e, oltre ai vini secchi, produco sia frizzanti rifermentati in bottiglia che stanno riscuotendo parecchi consensi».
L’obiettivo dei 10 ettari e l’attenzione all’ambiente
La gestione agronomica segue i principi della lotta integrata. «Da quest’anno ho eliminato tutti i diserbanti e i prodotti chimici. Sto anche pensando di convertire i terreni al biologico: le viti sono divise in cinque appezzamenti distinti e non sarà facile, ma il rispetto ambientale viene prima di tutto». Altri obiettivi per il futuro? «Arrivare a 10 ettari nei prossimi due anni e poi dotarmi di una Cantina con sala degustazione per offrire un servizio di incoming e ospitalità a chiunque voglia assaggiare i miei vini direttamente in azienda».