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Il fragile sodalizio della blogosfera

3 Giugno 2016 Civiltà del bere

di Stefano Tesi

  La rete sarà liquida e impalpabile quanto si vuole ma, nel bene o nel male, la fisicità dei sentimenti che suscita è innegabile. Il bello è che questi sentimenti mutano in un batter d’occhio e durano meno del proverbiale gatto in tangenziale. Dando vita a reazioni a catena di rancori, innamoramenti, sante alleanze che in un nanosecondo vanno in briciole, generando correnti e conventicole che nemmeno la politica.

La trasversale solidarietà della blogosfera

Prendiamo il partito dei blogger, categoria fino a ieri tracimante sul web e in apparenza destinata a un futuro luminoso e progressivo. La loro coesione, anzi la loro assoluta solidarietà, trasversale e tenace, era fino a ieri ritenuta infrangibile e dovuta a quello che Montanelli avrebbe definito un “mastice ideologico”: il condiviso malanimo (eufemismo che si estende dall’odio mortale al più tenue malumore) verso i giornalisti. Rei, secondo i blogger, di essere privilegiati e comunque “servi” di qualcuno, quindi veicolatori di un’informazione corrotta, inaffidabile e venduta. Informazione che, va da sé, poteva perciò promanare seria solo dalle tastiere libere e incondizionate dei blogger medesimi.

Food, wine, travel o fashion?

Il lettore si tranquillizzi: non ho alcuna intenzione di addentrarmi nella scontatissima e noiosissima questione del rapporto stampa-blog. Anche perché, come al solito, i fatti hanno superato la fantasia. Ma un fatto è certo: la tradizionale compattezza della blogosfera sta andando rapidamente in frantumi. E il perché sta nel fatto che i blogger, scopertisi pian piano suddivisi in categorie di competenza (o anche, diciamola tutta, di interesse), hanno prima cominciato ad aggregarsi per tipologia e poi a guardarsi direttamente in cagnesco: “Tu che ci fai nel mio settore? Come mai invadi casa mia?”. E via agli sguardi torvi. Facciamo un esempio. Alla Leopolda di Firenze si è svolto, lo scorso novembre, il 28° congresso della Federazione italiana cuochi, grande kermesse dedicata al cibo. Ovvio che presenziassero numerosi foodblogger. Ma la rassegna si intitolava “Food & Wine in Progress” e la presenza del vino era massiccia. Ecco quindi affacciarsi, senza alcuna timidezza, anche i wineblogger. “Uhm. E questi che vogliono? Ora sono anche qui?”, si è subito sentito sussurrare tra i padiglioni. Gli stessi sussurri che, a parti invertite, si erano uditi per i corridoi del Vinitaly al passaggio di qualche gastroblogger in trasferta.

La tensione cresce...

Scene analoghe, un paio di mesi fa, al TTG di Rimini, fiera del turismo e terra di conquista dei travelblogger. I quali non hanno affatto gradito né l’insolita densità di foodblogger e di wineblogger presenti (“Eppure il turismo gastronomico e l’enoturismo sono realtà consolidate”, la risposta di questi), né tantomeno l’inatteso sciamare tra gli stand di truccatissime, scollatissime e leopardatissime fashionblogger tacco 12, che con il loro sussiego oscuravano il profilo acqua e sapone delle callide viaggiatrici. Insomma la tensione è subito salita e gli zot, le macumbe, i voodoo digitali hanno cominciato a circolare nell’aere come rena. Intanto le nascite di associazioni dedicate fioccano. Quella dei foodblogger è appena nata, i travelblogger ne hanno addirittura due (contrapposte, ça va sans dire). Nulla si dice, ma qualcosa si vocifera, su quella dei wineblogger. I fashionblogger viaggiano invece già su orbite a parecchi zeri. “È troppo piccolo il web/ per due che come noi/ si odiano e non vogliono incontrarsi…”.

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