Bianca - o forse sarebbe meglio dire bionda - autoctona e dal carattere misterioso e affascinante, la Vernaccia di San Gimignano è la Signora del vino toscano. Signora che quest'anno festeggia mezzo secolo di Denominazione di origine, primo vino in Italia a ottenere questo riconoscimento nel 1966, ma che non ha raggiunto ancora la piena maturità e consapevolezza di sé. La Vernaccia di San Gimignano, per anni, è andata alla ricerca della sua identità nel ricordo sempre vivo delle nobili e antiche origini: «è una signora che è ancora una bambina: può e deve ancora crescere», afferma Letizia Cesani, presidente del Consorzio Denominazione San Gimignano.
Vernaccia 2015, una delle migliori degli ultimi anni
Nelle sale impreziosite dalle opere d'arte moderna e contemporanea del Museo De Grada, si è tenuta ieri l'undicesima edizione dell'Anteprima dedicata a questo vino. Gli assaggi dell'annata 2015 (leggi le tasting notes dei 10 migliori assaggi) confermano le aspettative: dalle uve sane e perfettamente mature, frutto di un andamento stagionale contraddistinto da temperature molto elevate in estate, mitigate da successive piogge e un'elevata escursione termica tra il giorno e la notte, si sono ottenuti vini nel complesso profumati, equilibrati e strutturati. Inversamente proporzionale alla crescita qualitativa è la quantità della produzione: sono 41.056 gli ettolitri prodotti dai 730 ettari di vigneto rivendicati nella vendemmia 2015: circa il 9% in meno rispetto all'annata precedente.
Un disciplinare rigoroso
Il territorio di produzione del vino Vernaccia di San Gimignano ricade interamente all'interno del comune omonimo, collocato nella parte nord-ovest della provincia di Siena. È un territorio collinare e da secoli vocato alla viticoltura. Oggi a San Gimignano operano 170 aziende, delle quali 70 imbottigliano ed escono sul mercato con un proprio marchio. Secondo il disciplinare il vino deve contenere almeno l'85% dal vitigno autoctono bianco Vernaccia di San Gimignano, ed è consentita la presenza massima del 15% di altri vitigni a bacca bianca non aromatici. Il trend, però, rispetta la tradizione: la maggior parte dei produttori preferisce il vitigno in purezza, ma tra i modernisti c'è chi accosta la Vernaccia di San Gimignano a piccole quantità di Chardonnay: è il caso di Vigna ai Sassi 2013 di Tenuta Le Calcinaie, strutturato e avvolgente (leggi le tasting notes dei nostri 10 migliori assaggi di Vernaccia in Anteprima).
Le Riserve: dal 2014 alle annate più vecchie
Con le migliori uve selezionate si ottiene la tipologia Riserva, per la quale è previsto un periodo di affinamento non inferiore a 11 mesi in cantina (in acciaio oppure in legno) e almeno 3 mesi in bottiglia prima dell'immissione al consumo. Le Riserve della vendemmia 2014 sono il risultato di un attento lavoro da parte dei produttori in un'annata completamente diversa rispetto alla 2015, dall'andamento stagionale difficile con temperature basse e abbondanti precipitazioni, condizioni sfavorevoli alla vite che hanno richiesto tanto lavoro in vigna quanto in cantina. Anche le Riserve 2014 possono, però, vantare caratteristiche di eleganza e caratteri a volte erbacei, ma che spesso virano verso una piacevole mineralità; tra cui si può segnalare Signano, La Ginestra, Vernaccia di San Gimignano Riserva Docg 2014. Ma c'è anche chi scommette sulle potenzialità d'invecchiamento di questo vitigno come Montenidoli, il cui Carato, 100% Vernaccia di San Gimignano, sfida il tempo grazie ad affinamenti in barrique di almeno 12 mesi. Abbiamo degustato l'annata 2010, ricca di colore, profumi, su tutti lo zafferano, e struttura.
Export: la Vernaccia nel mondo
L'esportazione di questo prodotto è oggi pari al 52% del fatturato totale su mercati attenti e conoscitori non solo del vino, ma anche della zona da cui proviene. Si tratta in prevalenza di appassionati tedeschi, svizzeri, inglesi e olandesi. Ma il mercato più importante si riconferma ancora una volta quello americano, che si è aggiudicato oltre 1 milione delle 5,5 milioni di bottiglie prodotte nell'anno.