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Export vino 2012: aumenta il valore (+6,7%), cala la quantità (-8,6)

18 Giugno 2013 Luigi Pelliccia
I dati puntualmente diffusi dall’Istat dicono che l’export nazionale di vini e mosti ha chiuso il 2012 a quota 4.862,7 milioni di euro, con un incremento del +6,7% sull’anno precedente. È una crescita apprezzabile, ma non esaltante. Per due motivi. Il trend è in netta frenata rispetto al +12% e al +11,5% messi a segno rispettivamente nel 2011 e nel 2010. Per di più, esso non è riuscito a smarcarsi, come ci aveva abituato da tempo, rispetto al “passo” complessivo dell’export dell’industria alimentare, che ha chiuso il 2012 un po’ meglio del vino, con un +6,9%. ETTOLITRI ESPORTATI: -8,6% - In quantità, il rallentamento 2012 si fa più vistoso. La quota esportata ha toccato, infatti, i 22.574.000 ettolitri, con un calo del -8,6%, dopo il +9,2% dell’anno precedente. Ma allarghiamo la prospettiva e passiamo dal contesto italiano a quello mondiale: gli scambi internazionali di vini e mosti, nel 2012, sono terminati con un progresso globale del +8% del valore movimentato. Anche in questa chiave, quindi, il nostro vino ha perso comparativamente qualcosa. La crescita a livello globale si è legata soprattutto all’aumento dei listini medi internazionali. In quantità, infatti, gli scambi hanno superato di poco i 100 milioni di ettolitri, con una flessione del -2,3% sul 2011. LE PERFORMANCE DEI PRIMI SEI PAESI IMPORTATORI - In termini di spesa, quasi tutti i Paesi importatori hanno mostrato tendenze espansive. I primi sei, ovvero il gruppo delle nazioni che hanno superato la soglia di 1 miliardo di euro di vino importato, hanno visto gli Stati Uniti, leader assoluti, raggiungere quota 3.939 milioni di euro (+13,8%). Il Regno Unito si è posto a ridosso, toccando quota 3.773 milioni di euro (+9,7%). La Germania ha confermato la terza posizione, ma a grande distanza dal tandem di testa, con 2.365 milioni e un andamento riflessivo (-0,6%). Il Canada ha fatto seguito, staccato a quota 1.540 milioni (+12,1%). La Cina ha segnato 1.230 milioni (+18,5%). Il Giappone, infine, è entrato di forza nella élite dei “miliardari” con una quota di 1.225 milioni e un vistoso +27,5%. In pratica, solo Germania e Danimarca, fra i primi venti importatori, hanno segnato marginali erosioni. In fatto di volumi, i comportamenti sono stati differenti. I primi tre importatori sommano, in quantità, il 39% degli scambi totali e il 41% in valore. Ne emerge la netta progressione degli Stati Uniti (+14,9%), a fronte della flessione delle richieste da parte di Regno Unito (-5,6%) e Germania (-6,5%). IL TREND POSITIVO DELLA FRANCIA - Guardando agli scambi dal lato dell’offerta, spiccano le differenze tra i primi tre Paesi esportatori europei e quelli dell’emisfero sud. Si precisa che i dati italiani sono marginalmente differenti da quelli Istat per le diverse fonti utilizzate. Ebbene, dei tre grandi esportatori europei solo la Francia, ha mostrato nel 2012 un andamento omogeneo tra valore e quantità. Il suo fatturato export ha raggiunto infatti i 7,8 miliardi di euro (+8,9%) e, ad esso, si è affiancata una crescita parallela in quantità, con quasi 15 milioni di ettolitri (+5,6%). L’Italia invece (com’è ben noto, secondo esportatore del mondo in valore e primo in quantità) ha segnato un fatturato export di 4,7 miliardi di euro (+6,5%), che corrisponde a un quantitativo di 21,2 milioni di ettolitri, in calo del -8,8% sull’anno precedente.  Il terzo protagonista la Spagna, ha raggiunto i 2,4 miliardi di euro, con un incremento identico a quello italiano (+6,5%), ma ha segnato anch’essa un calo in quantità (-13,6%), che risulta ancora più marcato di quello italiano. A rallentare vistosamente, a partire dalla seconda metà dell’anno, sono stati gli sfusi, che hanno segnato un consuntivo cumulato da gennaio a dicembre 2012 pari al -4%. Il loro peso sul totale degli scambi è stato comunque importante e ha raggiunto il 38%. Le quotazioni medie di questo segmento sono aumentate del +21%. Leggero passo indietro anche dei volumi di vini confezionati (-1%). In questo segmento, tuttavia, il valore è risultato in crescita (+7%). Atipico il trend globale degli spumanti, che hanno fatto segnare un aumento in volume (+21%), superiore a quello in valore (+7%).

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