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Marega: sublime Malvasia istriana

15 Aprile 2010 Roger Sesto
«Noi puntiamo tutto sulla vigna», esordisce Livio Marega, proprietario con il fratello Giorgio della Cantina di San Floriano del Collio (Gorizia). «Abbiamo vigneti storici di 50 anni, di cui abbiamo modificato l’allevamento nel tempo, da cappuccina a Guyot. Nei vigneti più giovani abbiamo invece puntato sulla concentrazione di ceppi per ettaro (6.000) e sulla scarsa produttività per pianta attraverso la potatura verde. Il risultato è di avere vigneti vecchi che infondono struttura ed eleganza, e piante più giovani che regalano profumi e alcol». E la longevità, da che cosa dipende? «Per quanto ci riguarda, tutto nasce dalla struttura delle nostre riserve, data da quanto appena detto e dalla mineralità presente nei nostri suoli, quella famosa marna oceanica (ponca) che infonde complessità, unitamente al clima del Collio che promuove l’acidità». Il suo amore per la Malvasia istriana? «Volevo fare una selezione di Malvasia capace di sfidare gli anni. La prima vendemmia è stata la 1987, da lì è stato tutto un susseguirsi di migliorie anno dopo anno (per dire un piccolo segreto, un terzo del mosto lo fermentiamo in botti di rovere da 300 litri non tostate per 6-8 mesi). Il suo vero punto di forza resta comunque l’equilibrio fra acidità, alcol, glicerina ed estratti». Ci parla delle annate ancora fisicamente in archivio e che più l’hanno folgorata? «La 1994 fu una vendemmia particolare: un clima molto caldo generò una Malvasia istriana di grande struttura e frutto, quasi un “mangia e bevi”. La 1997 fu pure calda, a beneficio della struttura, ma i profumi terziari sono più eleganti. Un vino oggi da abbinare allo Stilton! La 2001 si caratterizza per i tipici e intensi profumi di anice e pepe verde. A dispetto di quel che si dice, la 2003 per noi è stata una fra le annate più interessanti degli ultimi 10 anni, che ha generato un vino in equilibrio tra frutta matura, freschezza, acidità ed eleganza. Infine la 2004, ultima in commercio, un po’ simile alla 2003, ma con vini più grassi e aciduli».
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