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La nuova Pac: politica agricola comune per modernizzare la filiera

6 Febbraio 2013 Emanuele Pellucci
La nuova Pac (Politica agricola comune) 2014-2020 è stata al centro di un interessante convegno che si è tenuto nei giorni scorsi a Firenze nella sede della storica Accademia dei Georgofili promosso da Fondazione Arare in collaborazione con Gruppo Intesa San Paolo-Agriventure. Presente un foltissimo pubblico di imprenditori e addetti ai lavori, dal seminario sono venuti spunti di riflessione e di analisi sull’impatto che la riforma della Pac avrà sul panorama agricolo ed economico nazionale. UN PIANO PER POTENZIARE LA PRODUTTIVITÀ AGICOLA - Nell’introdurre i lavori, il presidente dell’Accademia, Franco Scaramuzzi, ha sostenuto che la nuova Pac dovrà prevedere al più presto strumenti che aiutino le imprese a stare sui mercati, sempre più difficili, volatili e rischiosi. «Purtroppo», ha detto, «non si tiene ancora conto della necessità di potenziare le attività agricole produttive, mentre il mondo ha bisogno di più cibo e nessuno può permettersi di perdere ulteriori superfici e produzioni agricole». NUOVI EQUILIBRI DI POTERE TRA EUROPA E PAESI MEDITERRANEI - Gli interventi di Antonio Gambetta Vianna, Denis Pantini, Vincenzo Lenucci e Giuseppe Blasi, tutti esperti del settore, sono serviti ad analizzare i punti salienti della riforma, evidenziando sia le probabili opzioni positive che i punti critici per il sistema agricolo italiano. Dal punto di vista politico e strategico, Gianni Bonini, delegato italiano al Ciheam (Centre international de hautes études agronomiques méditerranéennes), ha sottolineato come la nuova Pac «cambierà l’assetto tra Europa e il sistema agricoltura, e come tutto ciò influenzerà i rapporti tra Europa e Paesi del Mediterraneo». UN'ULTERIORE PENALIZZAZIONE PER GLI AGRICOLTORI ITALIANI - Di prospettive finanziarie ha parlato Vito Bianco, direttore della Fondazione Arare, accennando come sulla riforma pesa l’incognita delle decisioni che saranno assunte a breve dai capi di Stato e di Governo, e quindi al budget disponibile per l’agricoltura dei 27 Stati membri nel periodo 2014-2020. «In tale direzione dovrà muoversi, con particolare determinazione, il Governo italiano», ha spiegato Bianco, «ricordando che il nostro Paese è contribuente netto nei confronti dell’Unione Europea e che il progetto di riforma, allo stato attuale, si traduce in una ulteriore penalizzazione per i nostri agricoltori». FARE SISTEMA PER ESSERE COMPETITIVI - Il presidente di Agriventure, Federico Vecchioni, ha infine sottolineato come le imprese italiane dovranno integrarsi e aggregarsi per aumentare la loro dimensione competitiva. «Il nuovo Governo», ha concluso, «dovrà applicare questa Pac nelle regioni italiane: nuovi piani di sviluppo rurale, nuove risorse da intercettare, non aiuti ma integrazioni a una filiera che dovrà diventare più moderna e competitiva. La nuova Pac non può essere considerata, infatti, solo un tema tecnico, bensì un dossier di grande rilevanza politica e strategica».
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