La recessione economica planetaria si è ripercossa anche sul commercio internazionale del vino, e la ricerca spasmodica del prodotto a basso prezzo ha provocato una mutazione nel mercato del vino sfuso: ieri richiesto esclusivamente come vino da taglio, oggi è invece acquistato per essere imbottigliato nel Paese che lo importa e venduto direttamente ai consumatori puntando sulla sua convenienza. Poiché di questa opportunità hanno approfittato soprattutto i Paesi nuovi produttori, Australia, Cile, Sudafrica, Argentina, si fa strada il timore che essi abbiano messo in atto una inedita strategia per conquistare i mercati esteri. Se è così non possono andare molto lontano. La stessa manovra l’hanno praticata infatti anche i produttori italiani, spinti dalla necessità, con la Russia. Con questo risultato: hanno venduto il doppio del 2008 incassando lo 0,8% in meno. Sono riusciti comunque a fare cassa, grazie allo sfuso, senza che questo, non avendo nome, squalificasse i loro vini di qualità. È l’ultimo capolavoro dell’Anonimo Italiano.