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Key of wine: i tumbler varietali Riedel all’opera con i vini di Gaja

18 Ottobre 2012 Anna Rainoldi
Martedì 16 ottobre all’Hotel Maison Borella di Milano Riedel ha messo alla prova la Key of wine della linea O – versione tumbler dei suoi noti calici “varietali” – con una degustazione ad hoc condotta dall’abile e sorridente Laetizia Riedel, undicesima generazione dell’azienda boema. In contemporanea, la presentazione delle ultime collezioni, con diversi decanter soffiati a bocca (tra cui Eve, dedicato alla madre di Maximilian Riedel; Dragon, per festeggiare l'anno cinese del dragone e la nuova sede dell'azienda a Shangai; Face to face, dai volti personalizzabili). LA "CHIAVE" DELLA LINEA O - La Key of wine è una selezione di cinque bicchieri, riassunto ideale dell’intera linea O. Fu Claus Riedel il primo a intuire che la percezione gusto-olfattiva del vino è influenzata dalla forma del bicchiere in cui si beve, presentando nel 1961 la sua serie di calici da degustazione in differenti formati e dimensioni. Basata sulle forme della serie Vinum, O è la prima linea varietale specifica di tumbler per il vino, realizzati in vetro sonoro superiore. La collezione disegnata da Maximilian Riedel (ceo del comparto americano dell’azienda) si presta indubbiamente alla degustazione tecnica, ma l’assenza dello stelo rende i bicchieri più pratici, adatti anche a un uso quotidiano. VALORIZZARE IL VITIGNO - Toccare con mano – anzi, con bocca e naso – quel che Riedel teorizza da oltre 50 anni diventa un’esperienza interessante e convincente oltre ogni previsione: nota l’importanza del bicchiere nella degustazione, quel che stupisce è la differente capacità di calici in apparenza simili nel risaltare solo alcune componenti del vino (intensità e note olfattive al naso, tannini, acidità e persistenza al palato). Veniamo alla prova. In rappresentanza di due celebri vitigni a bacca rossa, Nebbiolo e Cabernet Sauvignon, una coppia di etichette altrettanto importanti, firmate Angelo Gaja: rispettivamente, il piemontese Sperss, Langhe Doc e Magari, della tenuta toscana Ca’ Marcanda, entrambe 2010. LA PROVA - Assaggiamo lo Sperss nel calice per Nebbiolo e Pinot nero (il terzo da sinistra, nella foto del tasting): il vino dà il meglio di sé con un bouquet olfattivo ampio, ricco e intenso, e in bocca la giusta freschezza con un finale fruttato e persistente. La stessa etichetta nel primo bicchiere, ballon pensato per lo Chardonnay, perde su tutti i fronti: non si sentono profumi e il palato percepisce solo una distinta acidità, senza particolare persistenza. Anche il tumbler numero quattro, adatto a Cabernet e Merlot, sminuisce le qualità dell’eccellente Sperss, facendo percepire soprattutto la spiccata freschezza del Nebbiolo. Questo perché il bicchiere 3 è pensato per controllare l’acidità tipica di alcune varietà (Pinot nero e Nebbiolo, appunto), convogliando il vino quasi sulla punta della lingua, mentre il tumbler 4, al contrario, punta ad addolcire il tannino, evitando l’allappamento. Per degustare al meglio, quindi: a ogni vino il suo bicchiere.

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