La notizia ci coglie come un fulmine a ciel sereno: è morto stanotte a Trento il sociologo Giampaolo Fabris, a 71 anni. Un anno fa lo incontrai per l'ultima volta, a Marsala. Era stato mio professore, tra i più apprezzati. Da lui la domanda più spiazzante a un esame: "Mi dica... Che cosa non le è piaciuto del mio libro?". Cosa rispondere? Avendo seguito tutte le sue lezioni e avevo capito che solo un'osservazione sincera e analitica poteva colpirlo. Così cominciai con toni da lecchino "devo dire che ho molto apprezzato la tal cosa nel suo testo. Però....". E sparai un elenco infinito di critiche su "Consumatore e Mercato". Andò benissimo. Ed è rimasto uno dei più bei ricordi dei miei anni di studio. Quindi grazie professore, per lo spirito analitico e anticonformista che ha trasmesso a migliaia di studenti.
Chiusa la parentesi personale (scusatemi), ricordiamo che Giampaolo Fabris, nato a Trento ma vissuto principalmente a Milano, aveva fondato Demoskopea. Negli Anni Ottanta abbandonò polemicamente i sondaggi e le ricerche di opinione politica - secondo lui manipolatorie - e cominciò a dedicarsi esclusivamente alla Sociologia dei consumi, da lui "importata" dalle scuole anglo-americane. Uomo di cultura sconfinata, aveva un approccio "olistico" verso il consumatore. Secondo Fabris l'uomo contemporaneo si poteva ben descrivere anche nelle sue valenze politico-culturali, attraverso l'analisi delle sue preferenze di acquisto o non-acquisto. Fece scuola il suo metodo basato sugli "stili di vita", che collocava la popolazione in categorie che spaziavano dai "cipputi", l'operaio formichina, sino agli "affluenti", individualisti sfrenati paragonabili agli yippies degli anni Ottanta. E suggeriva alle numerose aziende di cui era consulente le più adeguate strategie di marketing in considerazione dei loro target specifici.
Si era occupato molto di food&wine. Barilla era stato uno dei suoi principali clienti, così come Giovanni Rana, al quale suggerì di recitare se stesso negli spot, creando un fenomeno. Del vino ultimamente esaltava sempre l'aspetto socializzante. Infatti il suo ultimo libro si intitola "Societing". Nel testo si spiega come i trend da lui rilevati con il suo "monitor 3SC" riportino a un'esplosione della dimensione socializzante dei consumi, intesa come la generazione di relazioni o di esperienze condivise, piuttosto che quale attenzione verso la Società in generale, com'era stato negli Anni Sessanta-Settanta.