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Tenute Al Bano Carrisi: con la musica la passione per il vino

18 Luglio 2011 Emanuele Pellucci
IL CANTANTE HA COMINCIATO DOPO IL 1975 A COMPRARE UN VIGNETO DOPO L’ALTRO FINO AD ARRIVARE AI 36 ETTARI DI OGGI. DON CARMELO, PLATONE E TARAS SONO LE ETICHETTE DI PUNTA Tra i tanti personaggi Vip che nei decenni si sono messi a fare vino, chi per diletto e chi come attività parallela a quella principale, il nome di Al Bano Carrisi, da 45 anni cantante di successo, è da considerarsi al top della seconda categoria. Per lui il detto “il vino fa buon sangue” andrebbe modificato nel più appropriato “ha il vino nel sangue” perché fin dalla nascita ha respirato, nella campagna di Cellino San Marco, l’atmosfera del vigneto e della cantina del padre Carmelo. Certo, durante gli anni giovanili mentre era impegnato a farsi strada come cantante, fino al successo con Nel Sole nel 1967, Al Bano non aveva tempo di occuparsi di uva e di vino. È stato verso la metà degli anni Settanta che ha cominciato a costruire, mattone su mattone e vigneto dopo vigneto, quelle che sono oggi le Tenute Al Bano Carrisi avendo come sede la seicentesca Masseria Curtipetrizzi. Oggi la proprietà si presenta come un antico villaggio rurale circondato da una cinta muraria, un’oasi tra il verde di oliveti, vigneti e terreni seminativi. La superficie vitata supera di poco i 36 ettari, con vigneti piantati a controspalliera, Guyot e alberello pugliese, e con un’ampia gamma di vitigni, in prevalenza Negroamaro e in misura minore Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Primitivo. Con superfici ridotte sono presenti anche Merlot, Fiano, Aleatico e Aglianico. «Le caratteristiche del suolo e il rigoroso rispetto delle tradizioni», dice Al Bano, «garantiscono l’eccellente livello qualitativo delle uve prodotte secondo le regole dell’agricoltura biologica. Esperti agronomi ed enologi seguono poi le varie fasi della produzione, dalla vendemmia all’invecchiamento nelle botti di rovere, privilegiando i vitigni tradizionali». L’azienda produce un’ampia gamma di bianchi, rossi e rosati, oltre a un olio extravergine d’oliva che il cantante ama in modo particolare. Vini che nel corso degli anni hanno ottenuto importanti premi e riconoscimenti. A parte il Don Carmelo, il primo vino prodotto dalla famiglia Carrisi in omaggio al padre di Al Bano, due in particolare sono le etichette di punta che escono dalle belle cantine di Cellino San Marco: Platone e Taras. Il primo è un Salento Igt da uve Primitivo e Negroamaro (in parti uguali) coltivate ad alberello e provenienti da vecchie vigne (40 anni quelle del Primitivo e 70 quelle del Negroamaro), con basse rese. Affinato lungamente in barrique, Platone evidenzia profumi di confettura di prugne, caffè e cioccolato: un rosso avvolgente e asciutto, ideale su arrosti e selvaggina, prodotto solo nelle grandi annate. Per il Taras, Al Bano ha coniato addirittura uno slogan: “Credi sia solo un vino, ed è un sorso di storia”. Da uve Primitivo 100%, anch’esse da impianti di 40 anni, segue il percorso produttivo del Platone ma sul piano organolettico presenta caratteristiche tipiche della varietà, con profumi di marasca, prugna e caffè. In ogni caso, due vini degni della fama di chi li produce.

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