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Speciale Sardegna: Si studiano gli autoctoni. A breve la Doc Cagliari

8 Aprile 2011 Elena Erlicher
Sardegna e vino hanno un legame forte e antico, che affonda le sue radici in un passato lontano, l’epoca nuragica, e forse più in là, come è stato dimostrato da recenti ricerche sulle origini della vite e del vino condotte dalla Regione nell’ambito di un programma più ampio di studio e valorizzazione delle varietà autoctone dell’isola. [emember_protected] Lo scopo principale è quello di valorizzare al massimo le varietà locali più diffuse, come Carignano, Cannonau, Vermentino e Vernaccia, ma anche altri vitigni minori, quali Bovale sardo, Nuragus, Nasco e Monica. Rientra sempre nell’ottica di tutelare la produzione vitivinicola anche la creazione della nuova Doc Cagliari, con un iter di approvazione che è giunto ormai alle battute finali; si attende ora solo l’ufficializzazione da parte del ministero delle Politiche Agricole, che probabilmente avverrà prima dell’estate. Questa nuova denominazione raggrupperà le sei Doc: Girò, Malvasia, Monica, Moscato, Nasco e Nuragus di Cagliari. Il disciplinare, una volta entrato in vigore, cambierà il panorama delle denominazioni regionali, riducendo da 19 a 14 le Doc isolane. Nulla di mutato, invece, per l’unica Docg Vermentino di Gallura. Per dare un’immagine il più possibile completa della situazione produttiva dell’isola, dagli ultimi dati disponibili dalla Regione (che risalgono al 2008) emerge che la superficie vitata a Doc e Docg è di 8.383 ettari, sul totale di 25.000, e la produzione dei vini Doc e Docg si attesta sui 300.936 ettolitri (sono 940.000 gli ettolitri totali), mantenendosi più o meno stabile nell’arco del triennio 2006-08. Le denominazioni più prodotte dalle Cantine sono, nell’ordine, il Vermentino di Sardegna, il Cannonau di Sardegna e il Vermentino di Gallura. Ma ora analizziamo più da vicino il patrimonio enologico di quest’isola a partire dalle varietà a bacca bianca. La Sardegna è terra d’elezione per il vitigno Vermentino che, pur essendo presente in numerose altre regioni d’Italia, come Toscana e Liguria, rappresenta l’espressione più tipica della produzione enologica sarda. Qui dà vita a bianchi di grande personalità che profumano di frutta matura, ginestra ed erbe aromatiche, e in bocca offrono sensazioni di morbidezza e fresca acidità. Negli ultimi vent’anni il Vermentino ha conosciuto un trend di vendite in costante crescita, senza mai un momento di crisi di consumo. Il vitigno viene utilizzato per ottenere vini a Docg Vermentino di Gallura e a Doc Vermentino di Sardegna e Alghero Vermentino. Anche il Nuragus è una varietà ampiamente diffusa sull’isola per le caratteristiche di estrema adattabilità e produttività che lo contraddistinguono, pur manifestando negli ultimi anni una graduale contrazione delle superfici. La presenza di questo vitigno è concentrata nelle province di Cagliari e Oristano. Il Nuragus ha origini antichissime: si pensa sia stato introdotto nell’isola dai Fenici. Oggi dà vita ai vini Doc Cagliari Nuragus. Altro vitigno che da tempi immemorabili è qui allevato è il Nasco, che si trova nella Doc Cagliari Nasco. La varietà predilige i terreni calcarei e assolati nell’entroterra del litorale cagliaritano. Il suo nome deriverebbe dal latino muscus (muschio) a sottolineare l’inconfondibile profumo che si avverte nel suo vino dopo qualche anno di invecchiamento. Si pensi addirittura che nell’Ottocento esso fu giudicato uno dei più prestigiosi della regione (Esposizione Universale di Vienna, 1873). Attualmente il Nasco sta vivendo un momento di rinnovato interesse, tanto che c’è chi, oltre a vinificarlo nella tradizionale versione dolce, sta sperimentando quella secca. Ma nella sua veste da vino da dessert si presenta con un bouquet avvolgente di miele, dattero e frutta candita con un finale di essenze di macchia mediterranea, che ricordano i luoghi dove abitano le uve Nasco. Passiamo ora alle varietà che vengono vinificate soprattutto in versione liquorosa (naturale, secco e dolce), partendo dalla Vernaccia, orgoglio dell’enologia sarda. Da questo vitigno, allevato quasi esclusivamente nella provincia di Oristano, si ottiene la Vernaccia di Oristano Doc, che segue un particolare e antico metodo di affinamento: matura per 3-4 anni in botti scolme di rovere o castagno; qui la presenza di ossigeno nelle botti favorisce la risalita dei lieviti in superficie creando un velo, denominato “flor”, responsabile dell’aroma tipico del vino. Altre varietà che danno origine ai vini liquorosi sardi sono Malvasia e Moscato. Quest’ultima è talmente diffusa sull’isola che è legata a ben tre Doc: Moscato di Sardegna, presente in tutta la regione dove ci siano aree di coltivazione; Moscato di Sorso-Sennori, che copre una piccola area nella fascia costiera settentrionale in provincia di Sassari; e Cagliari Moscato, che abbraccia buona parte della Sardegna meridionale. La Malvasia, d’origine greca, è diffusa soprattutto nelle zone del Campidano e nelle colline costiere della Planargia. Due sono i vini Doc che provengono da questo vitigno: Cagliari Malvasia e Malvasia di Bosa, in una piccola area a nord di Oristano. Tra le varietà a bacca bianca, ricordiamo infine il Semidano, da cui nascono i vini a Doc Sardegna Semidano e il Torbato, che rientra nei vini Doc Alghero Torbato. Passando alle varietà a bacca rossa, quelle più diffuse e rinomate sono Cannonau e Carignano. Il primo, di origini spagnole, occupa il 30% della superficie vitata della regione, ma trova il suo ambiente d’elezione nelle zone più interne, come la provincia di Nuoro, dove è allevato nel 70% dei vigneti. Il vino a cui dà vita, il Cannonau di Sardegna Doc, è di buona struttura e ha profumi floreali e di frutta rossa che ritornano in bocca e virano verso note più mature di confettura e speziato nella tipologia riserva e liquoroso. La presenza del Carignano è concentrata nel Sulcis, nella Sardegna sudoccidentale. Ma nonostante la sua diffusione sia più limitata, produce alcuni dei vini più rinomati dell’enologia sarda, che si fregiano della Doc Carignano del Sulcis. Questa varietà predilige suoli sabbiosi e clima caldo e assolato. I vini che si ottengono sono equilibrati ed eleganti con tannini morbidi e profumi avvolgenti di prugne e marasche, spezie e cioccolato. Ma il patrimonio ampelografico comprende anche altre interessanti varietà, come il Bovale sardo, localmente detto Muristellu, la cui provenienza autoctona è praticamente certa. È stata infatti supportata da recenti analisi genetiche che hanno stabilito la sua estraneità al Bovale grande o di Spagna con cui era stato in precedenza confuso. Il Bovale sardo è allevato in diverse aree dell’isola, ma il suo terreno d’elezione è nella zona del Mandrolisai (Nuoro), dove dà vita all’omonima Doc, e nell’area di Terralba (Oristano), dove si ottengono i vini Doc Campidano di Terralba o Terralba. Altra varietà sarda è il Monica, allevato a macchia di leopardo un po’ ovunque. Dal Monica si ottengono vini morbidi e giovani, ma le Cantine stanno lavorando per arrivare a prodotti più longevi. Due sono le Doc: Monica di Sardegna e Cagliari Monica; quest’ultima è oggi quasi inutilizzata. Vitigno di pregio e grande potenzialità per la produzione di vini da dessert fini ed eleganti è il Girò, coltivato in ristrette aree nel sud dell’isola. È una tipologia che dà origine a vini Doc Cagliari Girò che in certi casi arrivano addirittura ad avvicinarsi ai Porto e Madera iberici. Completiamo il panorama dei vitigni sardi con il Cagnulari, poco diffuso, che entra nell’uvaggio della Doc Alghero Cagnulari. Tutte le varietà allevate sull’isola contribuiscono a dar origine a ben 15 Igt: Barbagia, Colli del Limbara, Isola dei Nuraghi, Marmilla, Nurra, Ogliastra, Parteolla, Planargia, Provincia di Nuoro, Romangia, Sibiola, Tharros, Trexenda, Valle del Tirso e Valli di Porto Pino. [/emember_protected]

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