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Le Cantine che hanno fatto l’Italia (1): Castello Banfi

13 Aprile 2011 Emanuele Pellucci
Nel panorama vitivinicolo italiano degli anni Ottanta e Novanta, Banfi ha rappresentato forse la novità più rilevante sia per le dimensioni dell’investimento in una zona pregiata e di nicchia come Montalcino, sia per la forza di penetrazione sui mercati internazionali. In questo certamente agevolata dall’essere “figlia” della Casa madre americana, avendo alle spalle una lunga tradizione di commercializzazione negli Stati Uniti e un forte rapporto con l’Italia, oltre che per le origini dei proprietari, per il fatto di aver distribuito in larga scala il fino ad allora semisconosciuto Lambrusco. [emember_protected] Nato nel Connecticut da genitori italiani e cresciuto in Italia con una zia appassionata di vino, Teodolinda Banfi, per molti anni governante del futuro Papa Pio XI (Achille Ratti), Giovanni F. Mariani senior una volta tornato negli Stati Uniti fonda, nel 1919, la Banfi Vintners, che diviene ben presto l’azienda leader nell’importazione di vini negli Usa. «Dopo l’abrogazione del proibizionismo», ricorda oggi sua nipote Cristina Mariani-May, che da vari anni si occupa personalmente della Banfi a Montalcino, «mio nonno torna in Europa e si mette alla ricerca delle Cantine più rinomate d’Italia. Con il suo straordinario lavoro aiuta gli americani a conoscere e apprezzare importanti vini italiani come il Barolo, il Brunello e il Chianti. Nel 1963 cede l’azienda ai figli John ed Harry». A metà degli anni Settanta i fratelli Mariani sbarcano in Italia per investire prima in Toscana, nel regno del Brunello, e poi in Piemonte, a Strevi (Alessandria). In particolare il progetto-Montalcino, nato per sviluppare e valorizzare la produzione dell’antico Moscadello, nonché per produrre gli altri vini tradizionali del territorio, a cominciare appunto dal Brunello, e anche vini innovativi utilizzanti varietà internazionali, ebbe all’epoca grande risalto. Quando nel 1984 fu inaugurata ufficialmente la grande e tecnologica cantina di Castello Banfi, presente anche l’allora ministro dell’Agricoltura Filippo Maria Pandolfi, John F. Mariani junior nel suo discorso dichiarò che: «il nostro più profondo desiderio è che questo progetto sia un bene per la gente di Montalcino, un bene per l’Italia, un bene per l’America e un bene per tutti coloro che amano i vini di qualità». «Il suo pensiero e il suo progetto divise da subito giornalisti e addetti ai lavori», dice Cristina Mariani-May, «perché da una parte c’era chi lo vedeva come un anticipatore e un premonitore di ciò che sarebbe di lì a poco avvenuto nel vino italiano e dall’altra chi, invece, lo considerò poco più che un visionario, e per di più mal consigliato. Pochi in quel momento erano consapevoli delle enormi potenzialità dei vini italiani, e in particolar modo delle produzioni della Toscana meridionale e del Brunello di Montalcino. Tuttavia la sua trentennale esperienza nel commercio enologico a livello internazionale gli permetteva di avere un occhio particolarmente attento ai desideri dei consumatori, oltre a una forte convinzione che il territorio, le varietà autoctone e lo stile italiano potessero essere la combinazione vincente per conquistare il mondo del vino. Quando si rese conto che nessun altro produttore avrebbe accettato la sua sfi da al cambiamento, decise che la sua missione avrebbe dovuto portarla avanti da solo». Fu così che John Mariani, insieme al fratello Harry, decisero di impiantare nuovi vigneti, costruire una grande cantina (all’epoca la più moderna e tecnologica d’Europa) e stabilire standard moderni per i vini italiani. E di farlo proprio in uno dei territori più vocati della Toscana: Montalcino. «Certo, per ricevere l’attenzione degli amanti del vino», continua Cristina, «una delle prime vie da percorrere era quella di usare un linguaggio che loro già conoscevano, perché Francia e California avevano già reso famose le caratteristiche varietali dei loro vitigni: Cabernet, Merlot, Syrah, Chardonnay e Sauvignon blanc. Quindi, producendo vini monovarietali e assemblaggi con queste uve, Banfi dimostrò al mondo le potenzialità della terra toscana. Allo stesso tempo l’azienda iniziò una ricerca approfondita sui cloni di Sangiovese per produrre un migliore Brunello di Montalcino. Un vino che meno di un decennio prima era relativamente sconosciuto e che grazie proprio a Castello Banfi fu catapultato sulla scena mondiale del vino di qualità. I nuovi cloni furono registrati a livello Comunitario e tutte le nostre innovazioni produttive, come i tini di fermentazione compositi in acciaio e legno, furono brevettate e rese disponibili a chiunque ne volesse fare uso. Fu così che Castello Banfi avviò la rinascita della produzione vinicola italiana». Dal punto di vista commerciale, Banfi ha usato la sua pluriennale esperienza di importatore di vini internazionali di qualità per introdurre il Brunello e i SuperTuscan negli Stati Uniti e nel mondo intero. La creazione di un centro interamente dedicato all’ospitalità presso Castello Banfi, che include l’enoteca-wine bar, il museo del vetro, la balsameria, il ristorante e un lussuoso hotel, ha permesso all’azienda di ricevere chiunque desideri visitarla. Montalcino è diventata così una destinazione per gli appassionati del vino di qualità e i suoi vini un prezioso “tesoro” per gli enofili di tutto il mondo. «Naturalmente siamo molto orgogliosi di tutti i riconoscimenti che la nostra azienda e le nostre etichette hanno ricevuto negli anni dalle principali guide internazionali del settore», ci confida Cristina, «ma tra tutti questi, assume per noi, un valore speciale ed estremamente significativo l’essere stata la prima Cantina nel mondo ad avere ottenuto le certificazioni di Responsabilità etica, sociale e ambientale (ISO 14001 e SA 8000) e di Qualità dei prodotti e dei servizi e rispetto del cliente (ISO 9001:2000) a testimonianza del nostro ineccepibile ed esemplare comportamento aziendale. Altrettanto importante è stato anche ricevere l’ambitissimo Premio Gran Vinitaly per ben quattro volte e quello come migliore Cantina italiana, sempre a Vinitaly, addirittura per ben 12 volte: un primato assoluto». 1919 Giovanni F. Mariani senior fonda la Banfi Vintners e inizia l’importazione di vini italiani negli Stati Uniti. 1963 I fratelli John F. junior e Harry succedono al loro padre Giovanni F. Mariani nella conduzione dell’azienda e sviluppano ulteriormente la distribuzione dei vini. 1978 I fratelli Mariani acquistano terreni a Montalcino per costruire la loro azienda, la Banfi, incaricando della realizzazione e della gestione Ezio Rivella. 1984 Il 12 settembre viene inaugurata la grande cantina nei pressi del Castello di Poggio alle Mura, poi rinominato Castello Banfi. 2001 La direzione generale in Italia è affidata a Enrico Viglierchio. Determinanti per lo sviluppo aziendale anche le figure di Cristina Mariani-May, figlia di John, e James Mariani, figlio di Harry, rispettivamente in azienda dal 1993 e dal 1991. OGGI Export: 60% Bottiglie più esportate: Col di Sasso, Centine Rosso Primi mercati: Stati Uniti, Russia, Germania, Svizzera e Inghilterra. [/emember_protected]

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