A Vinitaly è stato presentato il primo Altagamma-Bain Fine Wines and Restaurants Market Monitor, che ha evidenziato le potenzialità del comparto e i margini di crescita nel prossimo futuro. I dati e i trend emersi dalla ricerca
Il valore del mercato mondiale dell’alto di gamma nel 2024 è stato stimato intorno ai 1.480 miliardi di euro. Di questi, 30 miliardi sono legati al segmento del vino, che ricopre un ruolo chiave nell’industria globale del lusso. Sebbene rappresentino solo l’1,5% del volume totale del mercato vinicolo, i fine wines generano infatti l’11% del valore.
Questi e molti altri numeri sono stati presentati a Vinitaly in occasione della prima edizione dell’Altagamma-Bain Fine Wines and Restaurants Market Monitor, un report che fotografa la stretta relazione tra enologia d’eccellenza e alta ristorazione su scala internazionale.
Il commento del presidente Matteo Lunelli
Promotore della survey è la Fondazione Altagamma, che dal 1992 riunisce le imprese dell’alta industria culturale e creativa che promuovono nel mondo l’unicità e lo stile di vita italiani. Oggi è presieduta da Matteo Lunelli (Ferrari Trento) e conta circa 120 brand che operano nei settori della moda, del design, della gioielleria, dell’alimentare, dell’ospitalità, della velocità e del wellness.
«I vini pregiati si confermano un pilastro dell’alto di gamma a livello mondiale», ha spiegato Lunelli durante i saluti iniziali. «Un comparto che è passato negli ultimi 15 anni da 18 a 30 miliardi di euro di valore e che, nonostante un lieve calo nel 2024, si stima che aumenterà del +4-6% annuo fino al 2030. Anche l’alta ristorazione sta vivendo dalla pandemia una forte crescita e una significativa trasformazione dei format grazie alla domanda di lusso sempre più esperienziale. L’Italia deve continuare a cogliere le opportunità che offrono questi settori, consapevole che vini e ristorazione di alta gamma sono ambasciatori insostituibili della nostra cultura, dei nostri territori e del nostro stile di vita nel mondo».
Un comparto frammentato
«Il vino pregiato è al crocevia tra lusso, celebrazione e investimento», ha precisato Claudia D’Arpizio, senior partner e responsabile globale moda e lusso di Bain & Company, che ha illustrato le maggiori evidenze emerse dal Monitor. «È parte integrante del piacere quotidiano per i più facoltosi, simbolo di momenti speciali per molti consumatori e un bene da collezione per gli investitori. È molto più di una semplice bevanda: rappresenta prestigio, passione, gioia, convivialità e amore per la qualità».
L’industria dei fine wines si configura come un settore frammentato, composta da grandi marchi e tanti piccoli produttori. I primi 10 brand detengono il 35% del mercato – una quota simile a quella del lusso personale (39%) e del design di alta gamma (29%) – ma non manca una “coda lunga” con oltre 400 attori.
Un business ancora tutto occidentale
«Nonostante la sua tradizione, il mercato è ancora fortemente centrato sull’Occidente e in particolare sull’Europa. Nel 2024 l’Europa ha prodotto il 75% del vino pregiato, ed Europa e Americhe hanno assorbito l’80% dei consumi. Asia-Pacifico e Medio Oriente rappresentano solo il 5% della produzione e il 20% della domanda, ma mostrano un forte potenziale di crescita». In un contesto geopolitico ed economico così complesso come quello attuale, con l’annuncio dei dazi della Casa Bianca al 20%, guardare ad Est e potenziare le attività nel continente asiatico appare una mossa sempre più strategica per chi produce vini di alta qualità.
Premiumizzazione e resilienza
Tra i trend da segnalare c’è quello della premiumizzazione: negli ultimi 10 anni si beve sempre di meno ma sempre meglio, i prezzi medi delle bottiglie sono cresciuti molto i più dei volumi e l’attenzione è sempre più rivolta alla qualità rispetto alla quantità. «Questa tendenza, che si è rafforzata dopo la pandemia, rende il vino pregiato una risorsa “resiliente”, anche nei periodi di incertezza economica come quello che stiamo attraversando».
Dopo un decennio di crescita costante, il settore dei fine wines ha registrato un leggero calo del -2/3% nel 2024, il primo vero rallentamento al di fuori del periodo pandemico. Tra le cause, la maggiore cautela nei consumi spinta dall’inflazione, seguita dall’ascesa di trend come la moderazione del consumo di alcol tra le nuove generazioni. In particolare la Gen Z si sta avvicinando al mondo dei NoLo.
Il lusso diventa esperienza a tavola
«Il segmento dell’alta ristorazione è in forte ripresa, con una crescita del +27% tra il 2022 e il 2024, per un valore previsto di 28 miliardi di euro». La leadership è ancora una volta tutta europea: oltre la metà dei 14.000 ristoranti di fascia alta nel mondo si trovano in Europa. «Pur dominando ancora i format tradizionali, le esperienze immersive, che combinano cibo, intrattenimento, convivialità e socialità, sono in ascesa e potrebbero rappresentare il 15-20% del mercato». Il vino rappresenta una voce dello scontrino: in alcuni ristoranti stellati, la vendita delle bottiglie e il wine pairing raggiunge fino al 40% del fatturato, per un totale stimato di 6-7 miliardi di euro nel 2024.
Guardando alle tipologie, più della metà del vino consumato fuori casa è uno sparkling wine (Champagne e non solo), spesso associato a occasioni celebrative, ma anche sempre più integrato in esperienze di enoturismo. «Dopo la pandemia, i clienti cercano autenticità, condivisione e coinvolgimento emotivo, trasformando i ristoranti in hub culturali e sociali».
Un asset da investimento e nuove sfide
Grazie all’offerta ridotta e alla domanda elevata i fine wines sono ormai un asset da investimento. Negli ultimi 10 anni i prezzi sono più che raddoppiati, superando le performance di altri beni di lusso come borse, orologi e gioielli. E negli ultimi cinque anni alcuni indici del settore, come il Liv-Ex Champagne-50 e il Liv-Ex Italy-100, sono cresciuti rispettivamente del +34% e +20%.
Focalizzandoci sull’Italia, tra il 2015 e il 2024 i grandi brand italiani hanno mantenuto margini EBIT del 15-17%, nonostante le turbolenze. «Nonostante il dominio della Francia – 9 dei primi 10 marchi e una quota del 95% del valore al dettaglio – la diversità dell’Italia offre un potenziale di crescita e opportunità di storytelling uniche, con 20 regioni vinicole e 1.000 varietà di uve, contro le 13 regioni e le 250 varietà della Francia».
Sguardo al futuro del vino pregiato
Il mercato dei vini di alta gamma si basa su fondamenta solide e in futuro è prevista una crescita costante. «Il valore complessivo dovrebbe salire dai 30 miliardi di euro stimati per il 2024 a circa 35-40 miliardi entro il 2030, con un tasso di crescita annuo composto (CAGR) compreso tra il 4% e il 6% a partire dal 2025». Bisognerà però fare i conti con le crescenti tensioni commerciali e l’introduzione di nuovi dazi sulle esportazioni europee verso gli Stati Uniti, che potrebbero parzialmente rallentare lo sviluppo. «In particolare, a risentirne potrebbe essere il segmento d’ingresso del mercato dei vini di alta gamma», ha concluso Claudia D’Arpizio di Bain & Company. «I mercati occidentali resteranno centrali, ma regioni emergenti come Asia e Medio Oriente offriranno nuove opportunità. Nel frattempo, il processo di consolidamento continuerà a trasformare il settore».