«Ciò che ci spinge a produrre vini pronti a evolvere nel tempo», ci racconta Chiara Giannotti, marketing director della Casa di Castelplanio (Ancona), «è la voglia di capire il limite di certi vitigni, quella di studiare e comprendere una data cultivar, ma soprattutto ci stimola la soddisfazione di riuscire a creare dei vini sorprendenti. Va detto che noi produciamo il Verdicchio in ben sette versioni, dalla più fresca alla più longeva, dalla più semplice e beverina alla più intensa e complessa».
Le etichette di maggior impegno della Fazi Battaglia sono il San Sisto, Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva e il Massaccio, Verdicchio Classico Superiore; chiediamo se vi sia qualche segreto dietro alla loro capacità di evolvere. Ci dice: «Utilizziamo uve provenienti esclusivamente da nostri vigneti sottoponendole a trattamenti differenti. Studiamo i terreni, l’esposizione, la fittezza di impianto, la quantità di uve per pianta, il decorso di maturazione.Nel 2008 l’Università Politecnica delle Marche ha scoperto che nel Verdicchio è presente un elemento probabile garante del buon invecchiamento dei vini: l’etilcaffeato, una sostanza che blocca i radicali liberi, assente nelle altre varietà a bacca bianca marchigiane».
Chiediamo se accantonino partite di San Sisto e di Massaccio. «Cerchiamo sempre di tenere una scorta dei millesimi più significativi. Per quel che riguarda la commercializzazione, il discorso è ancora limitato: la cultura italiana in materia di bianchi di annate molto vecchie è poco sviluppata, perciò non abbiamo grosse scorte a questo scopo. Ci sono comunque clienti importanti che a volte ce le richiedono!». Spostiamo il discorso sulle annate più emblematiche di San Sisto e Massaccio. «Parlando del San Sisto, citerei la prima annata, ossia la 1993, quindi la 1995 e poi le 1998, 1999, 2001, 2005 e 2006 (oggi sul mercato). Del Massaccio la vendemmia della sua uscita, 1998, quindi 2001, 2003, 2005, 2006 e 2007 (in vendita attualmente)»