Scienze

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L’eterno dilemma vino e salute

3 Settembre 2024 Riccardo Oldani
L’eterno dilemma vino e salute
Ad alimentare il dibattito scientifico subentrano anche questioni politiche © Aimee Lee Studios - Shutterstock

Bere due bicchieri al giorno fa bene: lo confermano molti studi scientifici. Ma altrettanti sostengono che anche il consumo moderato fa male. Come orientarsi? Pensando ai valori culturali e al fatto che nessuna attività umana è priva di rischi.

Il tema dell’impatto sulla salute del consumo di alcol e di vino è eternamente attuale. Da un lato c’è la comprovata evidenza che l’eccesso è dannoso per il nostro organismo, per quanto sia lampante a tutti che abusare di qualsiasi cosa, dal cibo al caffè, dal fumo a ogni altro comportamento sregolato, non porti nulla di buono. Dall’altro c’è chi evidenzia che un’assunzione moderata, non tanto di alcol quanto di vino, ha effetti positivi sull’efficienza del sistema cardiocircolatorio e del cervello, sulla psiche e sul benessere.
Nel dibattito, di per sé scientifico, si sono da tempo innestati meccanismi politici di lobby che, ovunque nel mondo, compresa l’Ue, oscillano tra il proibizionismo più bieco e la produzione di studi scientifici non proprio super partes.

La deriva politica

Il partito di chi vorrebbe considerare alcolici e vino alla stregua del peggiore dei veleni si confronta con quello di un’industria importantissima, legata a interessi economici. E così, anche la discussione sul loro consumo si è trasformata in una sorta guerra di religione, un po’ come sta avvenendo con il diritto all’aborto, la parità di genere, le guerre in Ucraina e in Palestina.
Sperare di affrontare il tema con raziocinio è un’illusione. Però gli studi scientifici non mancano, così come approfondite analisi delle ormai ponderose ricerche di coorte (cioè su un gran numero di pazienti) sugli effetti delle bevande alcoliche.
Vediamo se ricapitolare la situazione può essere utile. Lo scorso febbraio, per esempio, Bruxelles ha ospitato un simposio internazionale dal titolo “Moderate Wine Consumption & Mediterranean Diet”, a cui sono convenuti numerosi esperti. Tra questi, Attilio Giacosa, luminare in gastroenterologia e presidente dell’Irvas (Istituto per la ricerca su vino, alimentazione e salute), è intervenuto su benefici e criticità del consumo sulla nostra salute.

Sulla base di studi epidemiologici, il rischio di mortalità diminuisce consumando quantità moderate di alcolici, mentre aumenta con la crescita dell’assunzione, secondo lo schema della J-Curve

Il concetto di J-Curve

Giacosa ha spiegato, sulla base di studi epidemiologici, che «la relazione di causa ed effetto tra l’assunzione del vino e la salute è assimilabile al concetto di J-Curve». È cioè raffigurabile con un grafico a forma di “J” in funzione della mortalità. Le varie abitudini di consumo corrispondono in pratica a un rischio di mortalità che, ha un certo valore quando si è astemi, scende a un minimo con quantità moderate e aumenta poi a livello esponenziale con la crescita dei livelli di assunzione. «Lo stesso schema della J-Curve», spiega Giacosa, «si osserva per le malattie cardiovascolari e per i disturbi cognitivi. Ed è fondamentale rimarcare come il dato sul vino emerga dal confronto sia con l’astinenza che con l’abuso».
Il concetto di J-Curve è stato più volte messo in discussione e riabilitato dalla ricerca scientifica, a testimonianza che la conoscenza, soprattutto in un campo complesso come la medicina, è in continua evoluzione. Giacosa ha fatto riferimento agli studi del gruppo internazionale Gbd, Global burden of diseases, collegato all’Ihme (Institute for health metrics and evaluation) dell’Università di Washington a Seattle. Una sua ricerca del 2018, pubblicata dalla rivista Lancet, aveva concluso che «non esiste una dose giornaliera di alcol in grado di ridurre il rischio di malattie, e che quindi è auspicabile la tolleranza zero».
Nel luglio del 2022 però, sempre il Gbd pubblicava su Lancet un altro articolo che correggeva in parte il tiro, mettendo a confronto un gruppo di consumatori con uno di astemi. «Il lavoro dimostrava», osserva Giacosa, «che per gli adulti dai 40 anni in su la relazione di causa ed effetto tra l’assunzione di alcol e il rischio di malattie è rappresentabile proprio con una curva a J», con il minor rischio corrispondente al consumo moderato, che vuol dire due bicchieri al giorno per gli uomini e uno per le donne.

Scetticismo e metodo

Peccato che, proprio negli stessi giorni in cui si teneva il congresso di Bruxelles, il New York Times abbia pubblicato un articolo dal titolo “How red wine lost its health halo”, che si potrebbe tradurre: come il vino rosso ha perso la sua aura di salubrità. L’autrice Alice Callahan ricostruiva in che modo la ricerca sul vino è arrivata a stabilire come due bicchieri al giorno fossero salutari, riportando poi l’opinione di una ricercatrice dell’Università della California a San Francisco, Kaye Middleton Fillmore, che metteva in discussione questa conclusione.
Dalle osservazioni di Fillmore sono scaturiti studi, condotti per esempio da Tim Stockwell, epidemiologo dell’Istituto di ricerca canadese sull’uso di sostanze, che indicano come il vino sarebbe dannoso per il cuore a ogni livello di consumo, anche minimo. Su questa scia anche ricerche recenti, pubblicate tra 2022 e 2023 sul prestigioso network Jama, hanno rincarato la dose. Studi che stanno facendo presa sulla comunità medica Usa, inducendo molti specialisti a sconsigliare del tutto il vino ai loro pazienti.

Qual è la verità?

Dove sta la verità? Il 14 maggio un nuovo studio del Gbd è stato proposto dalla rivista scientifica Nature Communications, per confermare che il consumo moderato di alcol, e quindi di vino, implica anche un minor rischio di ischemie cardiache. L’Irvas lo ha subito evidenziato. Il lavoro ha preso in considerazione vecchi studi di coorte, arrivando a conclusioni differenti rispetto a quelle, negative, originarie, e specificando che servono nuove metodologie accurate per mettere a confronto gli studi su vino e salute e ottenere risposte più definitive.
Da cui possiamo dedurre una cosa sola. Non saranno gli scienziati a trovare una risposta univoca sugli effetti dell’alcol sulla nostra salute. Perlomeno non lo faranno in tempi ragionevoli. Saremo noi a dover decidere singolarmente, e in modo informato, che cosa ci fa bene e che cosa ci fa male. Ogni attività umana contiene in sé un rischio e un livello di piacere e di gratificazione che abbiamo la libertà di ricercare. Oppure di sopprimere.

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