In Ungheria, a tenere compagnia al celebre nettare amato da papi e imperatori, c’è una gamma di vini ben più ampia e ancora poco conosciuta all’estero. Focus sulle zone produttive più importanti e sui trend del momento. I locali di Budapest dove provarli.
Gli antichi Romani furono i primi a piantare la vite intorno al lago Balaton, nella parte occidentale dell’Ungheria, mentre i monaci benedettini contribuirono alla sua diffusione coltivandola nei loro monasteri, per la gioia dei governanti locali, fino al Medioevo, quando iniziarono i primi scambi, anche in campo enologico con francesi, italiani e tedeschi.
L’occupazione ottomana del XVI secolo con l’introduzione delle norme coraniche, mise la parola fine alla produzione e al consumo del vino e dei liquori. Per questo motivo molti terreni vennero abbandonati, mentre alcuni produttori si spostarono in altre aree del Paese, scampate alla dominazione turca, sviluppando cosi la coltivazione della vite altrove.
Bisogna aspettare la fine del XVII secolo per assistere al successo dei vini di Tokaj (la regione si scrive solo con la -j, ndr), amati da papi, imperatori e zar. Iniziò in quell’epoca l’età d’oro dei vini ungheresi, molto richiesti e apprezzati dalle corti europee. Ma l’odissea non era ancora finita: la diffusione della filossera prima e l’avvento dell’era sovietica, in seguito, fecero crollare la qualità di questi prodotti. Fu solo con la caduta del muro di Berlino che si poté assistere alla loro rinascita.
Con l’apertura al mondo occidentale, l’Ungheria ha dovuto fare tabula rasa dell’esperienza sovietica che aveva puntato alla quantità e non alla qualità dei vini prodotti, con un crollo degli standard ai quali si è dovuto rapidamente porre rimedio, all’inizio degli anni ’90. La prima reazione dei produttori ungheresi è stata quella di adeguarsi alle mode globali del momento, che all’epoca richiedevano vini rossi, strutturati, spesso barricati e con un ricorso a tutto ciò che si poteva fare in cantina per raggiungere i risultati attesi.
Anche se si parla di 22 aree vitivinicole, in realtà le zone davvero importanti sono cinque e ciascuna di queste ha registrato una forte ripresa nell’ultimo trentennio.
Vino in Ungheria: il trend del naturale
Gli ungheresi amano bere il vino quando si mettono a tavola, diversamente dai russi e dai polacchi che pasteggiano a vodka e dai cechi e dai slovacchi che prediligono la birra. A parte il Tokaji, sempre molto richiesto dal mercato estero, gli altri vini ungheresi non sono ancora così conosciuti al di fuori del Paese. Anche per questo motivo buona parte della produzione viene consumata internamente. Come dicevamo, i produttori locali, all’indomani del crollo del muro di Berlino hanno dovuto ripensare radicalmente ai loro vini e al modo di proporli e consumarli. Bisogna considerare che una pratica ancora diffusa, anche al ristorante, è quella del fröccs, ovvero l’abitudine di mescolare acqua frizzante e vino bianco o rosato in proporzioni variabili, secondo i gusti.
Oggi sono soprattutto i giovani, specie quelli che hanno viaggiato nel mondo, ad apprezzare i prodotti di qualità, da quelli naturali a quelli esteri, che stanno trovando spazio nelle carte dei ristoranti e nelle numerose enoteche e winebar della capitale Budapest.
István Bencze (benczebirtok.hu), per esempio, è stato uno dei primi a cimentarsi nel biodinamico. Nella sua tenuta di 20 ettari sulle pendici vulcaniche di Hegymagas, con vista sul lago Balaton, coltiva Pinot nero, Pinot bianco, Cabernet Sauvignon, Piros bakator, Kék bakator, Furmint, Hárslevelű, Rhein Riesling (Riesling renano) e Kéknyelű. Bencze, che si è convertito al mondo del vino viaggiando in Italia, è considerato il punto di riferimento per molti vitivinicoltori, che stanno convertendo la loro produzione in chiave naturale.

Anche qui la birra è di casa
Sebbene l’Ungheria non figuri tra i Paesi che eccellono nella produzione birraria, come la Repubblica Ceca, il fermento della birra artigianale che attraversa l’Europa si sta diffondendo sempre di più anche a Budapest, dove nuovi microbirrifici spuntano qua e là. Anche per quello che riguarda gli stili birrari non pensiate di trovare solo pilsener o lager d’impronta ceca o tedesca, i nuovi brewmaster spaziano dalle birre inglesi a quelle del Belgio, senza dimenticare le nuove americane.
Ecco una manciata di locali dove assaggiare i migliori prodotti dei birrifici artigianali.
Kandallo Pub
A ridosso del quartiere ebraico di Budapest, questo pub su due piani serve 16 birre alla spina dei principali microbirrifici ungheresi, tra cui Monyo, Horizont, Brew Your Mind e Reketye.
kandallopub.hu
Éleszto
Defilato dal centro, ricavato da un ex stabilimento di produzione del vetro, Éleszto è il luogo ideale per farsi un’idea delle birre ungheresi, potendo scegliere tra 200 varietà di cui 25 alla spina.
elesztohaz.hu
Madhouse
È il pub ufficiale di Mad Scientist, uno dei pionieri della birra artigianale a Budapest, oggi tra i marchi più affermati della birra ungherese – il Baladin locale, per intenderci. Qui potete gustare alla spina tutte e 25 le birre della casa. Come altrove in Ungheria, i prezzi sono molto più contenuti che in Italia.
madhousebudapest.hu
Le 5 zone top e le cantine da tenere d’occhio
Tokaj
La regione più famosa, nel nord-est dell’Ungheria. Il suolo vulcanico e un microclima molo particolare rendono i vini qui speciali, dal dolce Aszú che ha reso celebre il Tokaji ai secchi Pezsgő.
Demeter Zoltán demeterzoltan.hu
Eger
In questa area montuosa di origine vulcanica, nel nord del Paese, oggi si producono ottimi vini aromatici, sia rossi che bianchi.
St. Andrea – György Lorincz standrea.hu
Balaton Settentrionale e Somló
Siamo in Ungheria occidentale, dove i vigneti, insieme ai villaggi medievali, rappresentano un’attrazione per il loro paesaggio caratteristico. Qui si coltivano uve bianche, in particolare Olaszrizling (Welschriesling, il Riesling italico).
Figula Pincészet figula.hu
Stephan Spiegelberg spiegelberg.hu
Sopron
Sempre nella parte occidentale del Paese, al confine con l’Austria, tra le colline calcaree e di ardesia si producono alcuni dei migliori Kékfrankos (Blaufränkisch) ungheresi.
Weninger weninger.com
Villány & Szekszárd
Molti ritengono che i migliori rossi provengano dalle regioni calde dell’Ungheria meridionale, come quelli di Villány.
Ipacs-Szabó Birtok ipacsszabo.hu
Heimann Családi Birtok heimann.hu
Dove mangiare e bere a Budapest
ESSÊNCIA
Tiago ed Éva, lui portoghese, lei ungherese, gestiscono questo ristorante moderno nel cuore della capitale, che si è guadagnato la stella Michelin anche per la carta dei vini che, come la sua cucina, guarda all’Ungheria e al Portogallo.
essenciarestaurant.hu
GETTÓ GULYÁS
Bistrò contemporaneo dove assaggiare uno dei migliori gulyás (gulasch) di Budapest e piatti della tradizione, in abbinamento a vini di piccole Cantine e giovani produttori ungheresi.
@gettogulyas
KADARKA
Nel quartiere ebraico, il locale prende il nome dall’omonimo vitigno ungherese a bacca rossa originario dell’Ungheria. Qui si trova una selezione di più di 100 vini provenienti dalle 22 regioni vitivinicole del Paese, da gustare al calice. Molto frequentato la sera, propone anche un servizio di cucina.
kadarkabar.hu
MARLOU
Offre la più ampia selezione di etichette di vini naturali, sia ungheresi che straniere. Winebar alla moda, molto apprezzato anche per la sua ambientazione. Per questo motivo i prezzi al calice sono tra i più cari in città (7-10 euro). Vini abbinati a taglieri di salumi e formaggi locali e tapas ungheresi.
marlouwinebar.com
MYWINE
Un bel winebar nel centro di Budapest dove scegliere tra 30 vini al calice che variano da 3 a 7 euro e decine di altri in bottiglia, provenienti da regioni vinicole di tutta l’Ungheria. Buoni anche i piatti con prodotti locali, che si possono abbinare ai vini.
artizanshop.hu
N28 WINE & KITCHEN
Creato a partire da un concept del giornalista enogastronomico Tamás Molnár, questo winebar con bistrò abbina i migliori vini di tutte le regioni ungheresi, spaziando dal Balaton all’Eger, dal Tokaj al Somló, con originali tapas create con i migliori prodotti locali.
n28.hu
Foto di apertura: intorno al lago Balaton la vite cresce fin dall’epoca dei Romani © Hungarian Tourism Agency