I maturatori in legno del birrificio Barkley & Perkins pubblicati sulla rivista The Illustrated London News nel 1847
Grazie all’acidificazione e all’assemblaggio anche la birra può diventare longeva come il vino. Un tempo i contenitori preferiti per l’affinamento erano enormi e di legno. Oggi si usano barrique, anfore o botti di bourbon, whisky e rum
La birra va bevuta fresca. Non solo in termini di temperatura, ma anche nel senso dell’età. La maggioranza delle birre in commercio dà il meglio di sé quando lascia il birrificio! In particolare quelle più caratterizzate dal luppolo non andrebbero mai invecchiate e andrebbero consumate prima possibile, per evitare che la freschezza aromatica decresca irrevocabilmente. Il meglio sarebbe acquistare direttamente in birrificio e portare rapidamente le birre nel proprio frigorifero, evitando di sottoporre le creature a lunghi viaggi o dannose variazioni di temperatura. Quindi parlare di affinamento nel mondo della birra ha poco senso? Non esattamente. Intanto ogni birra deve affrontare un periodo – più o meno lungo – di maturazione a freddo. È una fase necessaria non solo per pulire la birra dai lieviti, ma anche per eliminare alcuni sgradevoli off-flavour. Bastano alcuni giorni per le birre ad alta fermentazione (le cosiddette Ale), servono diverse settimane per le basse fermentazioni (le Lager). In questa fase si parla di maturazione, non viene quasi mai utilizzato il termine affinamento. Che invece è un tema molto interessante per alcune birre ed ha risvolti storici assolutamente imprescindibili.
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