Degustazioni

A Lamole di Lamole è tempo di grandi novità. Eccole in anteprima

14 Marzo 2022 Elena Erlicher
A Lamole di Lamole è tempo di grandi novità. Eccole in anteprima

L’azienda del Chianti Classico, di proprietà del gruppo Santa Margherita, presenta la Gran Selezione Vigna Grospoli. Inoltre tutte le etichette della gamma rinnovano l’immagine e d’ora in poi saranno certificate bio.

Tra i primi a credere in Lamole, piccola gemma del Chianti Classico eletta a Unità geografica aggiuntiva, è stato il Gruppo vinicolo Santa Margherita. Oggi la famiglia Marzotto mette a frutto quasi trent’anni di investimenti nella Cantina Lamole di Lamole e si presenta nel 2022 con tre importanti novità: la Gran Selezione Vigna Grospoli, la certificazione biologica in etichetta e un nuovo naming dei vini. «Scelte strategiche, che porteranno Lamole di Lamole ad essere ancora di più un punto riferimento per il territorio», afferma Beniamino Garofalo, amministratore delegato del gruppo.

Lamole di Lamole
Il vigneto da cui nasce il Vigna Grospoli

L’eleganza e la purezza di Vigna Grospoli

Vigna Grospoli si affianca all’altra Gran Selezione aziendale Vigneto di Campolungo, ma ha un’anima differente: meno complessa e profonda di quest’ultima, si distingue per purezza, essenzialità ed eleganza. Le uve Sangiovese nascono nell’omonimo cru terrazzato su sabbie di macigno toscano, a 540-580 metri d’altezza, esposto a sud e allevato ad alberello lamolese. In cantina il mosto fermenta in botti troncoconiche con il metodo della “differita” (cioè una vinificazione in bianco nella prima fase di 3-4 giorni). Seguono una maturazione di 20 mesi in botte grande e altri 14 mesi in vetro. La prima annata in commercio è la 2018.

Conversione al biologico completata

La seconda novità è il marchio biologico in retroetichetta, che certifica un percorso di conversione che la Cantina aveva già iniziato nel 2005. «Il progetto ha comportato sia il recupero del paesaggio, con la ricostruzione degli antichi terrazzamenti e la difesa della biodiversità», spiega l’enologo Andrea Daldin, «sia la sostituzione dei prodotti di sintesi con compost organico e induttori di resistenza naturali, come propoli, aloe, olio di arancio e tannini di castagno. Questo permette alle viti di affrontare la sfida dei parassiti, dei funghi e quella di un clima sempre più estremo».

La rivoluzione nel packaging

Infine, è stata rivisitata l’immagine dell’intera gamma, con nomi delle etichette evocativi a richiamare le condizioni pedoclimatiche caratteristiche. Così il Chianti Classico Duelame si ispira agli estremi d’altitudine (da 420 a 655 m slm) dei vigneti arroccati sulle “lame”, i caratteristici gradoni stratificati di origine eocenica. Il Maggiolo deve il nome al fiore giaggiolo, tipico del territorio, e al mese di maggio, in cui regala il suo massimo splendore. La Riserva Lareale celebra le peculiarità dell’areale e ne riassume i caratteri della tipicità. Le due Gran Selezioni Vigneto di Campolungo e Vigna Grospoli si chiamano come i rispettivi vigneti di produzione.

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