Nonostante la diffusione delle malattie della vite e le campagne di reimpianto degli anni passati, il Trentino è stato capace di superare le avversità e oggi conta diversi esemplari di vigne vecchie. Per segnalare vecchie vigne di oltre i 30 anni d’età scrivere a redazione@civiltadelbere.com.
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Dalla Vallagarina alla Piana Rotaliana, sino a Lavis, anche il Trentino si mostra un prezioso custode di biodiversità, identitarietà e vetustà delle sue viti. Tutto ciò sebbene sia stato colpito duramente negli ultimi anni da mal dell’esca, flavescenza dorata e invasivi reimpianti negli anni ’80 per ragioni produttivo/commerciali. Di seguito, alcune realtà che testimoniano il valore vitivinicolo della regione.
Sangue di Drago, Teroldego Rotaliano Doc
Punta di diamante dell’azienda è il Teroldego Rotaliano Sangue di Drago, frutto di una selezione delle migliori uve delle viti più vecchie del vigneto Maso Donati ai piedi dei Castelli di Mezzocorona, viti che raggiungono il secolo di vita. Il cru era stato piantato nel 1921 già con il concetto di produrre uve di qualità. I ceppi che lo compongono, frutto di una selezione massale, sono un inno alla biodiversità, potendovi riconoscere diversi cloni di Teroldego, dall’età media di 75 anni. Il vigneto è di 7 ettari, allevato a pergola trentina, su suoli alluvionali, ricchi e drenanti.
Granato, Vigneti delle Dolomiti Igt e Foradori, Vigneti delle Dolomiti Igt
Tre le vigne vetuste di Foradori, vitate per lo più a Teroldego. Vigna Pedot (1950, Mezzolombardo) di 0,94 ettari su terreni ghiaiosi; vigna Giardino (1938, Mezzolombardo) di 1,72 ettari su suoli sabbioso-limosi; infine vigna Gutterer (1929, Mezzocorona). Allevate a pergola trentina doppia, per 3.000 ceppi/ha. La Pedot, da dove è partita la selezione massale, è uno dei cru storici del Granato; foriera di grappoli più piccoli e spargoli. La parcella più sabbiosa della Giardino genera il Foradori. L’età delle vigne è determinante in presenza di ghiaia, che condiziona al ribasso la resa produttiva.
Nosiola, Vigneti delle Dolomiti Igt
La Nosiola può considerarsi il vino di punta di questa giovane azienda di Pressano. Il vigneto più importante è situato nella zona dei Masi Alti, di 3,5 ettari a 500 m slm, allevato a pergola trentina. Metà del cru è stato rinnovato sino agli anni ’80, mentre l’altra metà è antecedente agli anni ’20. Le piante più vecchie sono enormi e si prestano a selezioni massali. Grazie al loro equilibrio vegetativo e alla minor vigoria, l’armonia e la struttura che danno alla Nosiola i ceppi più maturi sono un gran valore aggiunto. L’unico problema è il mal dell’esca, che provoca importanti fallanze.
Pinot nero, Vallagarina Igt e Cabernet Sauvignon, Vallagarina Igt
I vigneti over 40 di Vallarom, in Vallagarina, sono due. Il primo è di Pinot nero, rinnovato nel 1965 e allevato a pergola trentina semplice, con un sesto d’impianto di 2,4×0,5 m: densità impressionante per l’epoca; dimorante su suoli calcareo-dolomitici. Il secondo è del 1972, vitato a Cabernet Sauvignon, allevato sempre a pergola trentina semplice; giace su un terreno costituito da una morena del Norico ferrettizzata. Anche in questo caso le piante sono in equilibrio e offrono rese costanti. Paradossalmente le viti vecchie sono più facili da gestire: si equilibrano da sole e risentono meno delle bizze climatiche; con rese minori, a garanzia di un frutto più concentrato.
Foto di apertura: gli 1,72 ettari di vigna Giardino di Foradori sono stati piantati nel 1938 su suoli sabbioso-limosi della Piana Rotaliana
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