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Sicilia Doc, un mosaico di territori da scoprire

10 Luglio 2021 Civiltà del bere
Sicilia Doc, un mosaico di territori da scoprire

La produzione di vino sull’isola risale all’VIII-VII secolo a.C. e resta centrale grazie all’impegno di tante cantine attente alla sostenibilità, che oggi sono riunite sotto il cappello di Sicilia Doc. Tra le uve di riferimento a bacca bianca spicca il Grillo, che unisce l’intensità aromatica alla grande piacevolezza. 

La storia della vite in Sicilia si perde nella notte dei tempi. Sembra che i primi a coltivarla siano stati i Fenici, tra l’VIII e il VII secolo a.C., avviandone la commercializzazione in tutto il Mediterraneo. Quasi 3 mila anni dopo, la viticoltura continua a essere uno degli asset strategici dell’economia siciliana, impronta identitaria del suo paesaggio, segno indelebile della sua architettura ed espressione viva della sua cultura. 

Le attività del Consorzio Sicilia DOC

La salvaguardia di questo patrimonio unico al mondo è affidata al Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, che dal 2012 tutela la produzione a denominazione regionale, dando voce alle cantine e valorizzando l’identità del made in Sicily enologico per migliorarne la qualità, l’immagine e il posizionamento sui mercati. Con i suoi 25.460 chilometri quadrati, la Sicilia è la più grande isola del Mediterraneo e la più meridionale delle regioni dello Stivale. L’estensione e la posizione geografica si traducono in un mosaico di territori molto diversi fra loro sotto il profilo pedoclimatico, che dà vita a una molteplicità di bianchi e rossi fermi, ma anche bollicine, vini dolci e liquorosi.

Il vigneto bio più esteso d’Italia

Il vigneto siciliano è il più grande d’Italia con una superficie vitata pari a 97.937 ettari (Mipaaf, 2020). È anche il primo per numero di ettari certificati bio: la Sicilia rappresenta il 34% della superficie biologica italiana e più del 75% della superficie vitata dell’isola viene coltivato secondo le pratiche di lotta integrata. L’obiettivo è incrementare ulteriormente questi dati nei prossimi anni attraverso progetti di recupero e sostenibilità ambientale. Grazie soprattutto al lavoro delle nuove generazione di viticoltori, la produzione si sta spostando sempre di più verso la ricerca di una maggiore freschezza, pulizia e versatilità dei vini. È così che i vini di Sicilia Doc si fanno più moderni, capaci di abbinarsi con disinvoltura alla maggior parte delle cucine internazionali e di evocare l’unicità di profumi e sapori dell’isola.

Grillo, alfiere bianco degli autoctoni

Tra le uve autoctone a bacca bianca si distingue il Grillo, frutto dell’incrocio tra altre due varietà isolane: il Catarratto bianco e lo Zibibbo o Moscato d’Alessandria. Due i biotipi principali, denominati A (grappolo mediamente compatto) e B (spargolo). Il Grillo entra a far parte delle denominazioni della Sicilia centro-occidentale e si sta diffondendo in diverse aree della regione per la produzione di bianchi fermi. Di colore giallo con riflessi verdolini, ha un bouquet intenso in cui emergono note tipiche di fiori bianchi e agrumi. Il sorso è ricco, di buona struttura. La sensazione alcolica è ben equilibrata dalla spinta acida, a cui si aggiunge spesso una piacevole sapidità.

Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia
Via Aurelio Drago, 38 – 90129 Palermo
091.64.86.238
info@consorziodocsicilia.it
www.siciliadoc.wine
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Realizzato in collaborazione con Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia.

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 1/2021. Acquista

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