Degustazioni

Cortalto, il Pecorino secondo Cerulli Spinozzi

26 Aprile 2021 Alessandro Torcoli
Cortalto, il Pecorino secondo Cerulli Spinozzi

Una mini verticale di Pecorino Cortalto di Cerulli Spinozzi (2015, 2018 e 2019) conferma le doti di invecchiamento dell’autoctono abruzzese e la sua somiglianza con il Riesling, con i dovuti distinguo.

Il Pecorino, vitigno autoctono diviso principalmente tra Marche e Abruzzo, è una di quelle uve che l’Italia del boom economico (anni Sessanta del Novecento) voleva sacrificare sull’altare della quantità. Ne erano rimasti pochi ettari nascosti, riscoperti grazie a un manipolo di appassionati tra i quali il sommelier Teodoro Bugari, fondatore di Ais Marche, e il produttore di Offida Cocci Grifoni.

Il ritrovamento de Lu Pcurì

In una piccola vigna coltivato da un anziano contadino su piede franco, nella frazione di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno), sulla sponda destra del fiume ad oltre 1.000 m slm, si trovavano le ultime piante di un’uva denominata Lu Pcurì. Nel 1984 le marze furono portate ai Vivai cooperativi Rauscedo e cominciò la propagazione; nel 1990 la certificazione con la sigla VCR417 (primo clone) e successivamente VCR 484, VCR 485 e VCR 486.  La prima vendemmia rilevante risale al 1990.

Cerulli Spinozzi
Enrico Cerulli Irelli con il padre Vincenzo

La vocazione della famiglia abruzzese

Non ha alcun problema a ripercorre quest’epoca pionieristica la famiglia abruzzese dei Cerulli Spinozzi, che più a Sud, nell’area delle Colline Teramane, ha deciso di sposare la causa del Pecorino, e si capisce: in quanto a quantità è problematico, ma per qualità straordinario. Versatile con la sua combine di acidità e struttura. Soprattutto, pretendente al titolo di grande bianco d’invecchiamento.

Biodiversità e agricoltura sostenibile

La famiglia possiede 180 ettari in cui convivono ulivi, pomodori e vari seminativi; i vigneti coprono una superficie di 35 ettari nel comune di Canzano.  Allevate a tendone e a filare, le piante sono coltivate su terreni di origine alluvionale un tempo attraversate dalle acque del fiume Vomano, fondamentale riserva idrica della zona. L’esposizione: sud/sud-est della maggior parte dei vigneti, favorevole per la maturazione della tardiva varietà Montepulciano. La Tenuta segue le logiche di un’agricoltura sostenibile, si utilizzano prevalentemente concimi organici e sali di rame e zolfo per la difesa antiparassitaria. Le muffe sono controllate contenendo la concimazione e lavorando sull’apparato fogliare. La raccolta delle uve, tutta rigorosamente manuale in piccoli carri, avviene generalmente nell’ultima decade di agosto per il Pecorino e nella prima metà di ottobre per il Montepulciano.

Le uve destinate al Pecorino Cortalto, di cui abbiamo assaggiato tre annate, provengono da vigne nel Comune di Canzano, coltivate tra i 150 e i 200 metri, intorno alla cantina di vinificazione. Vinificato solo in acciaio, sosta 8 mesi sulle fecce fini.

Una mini verticale, ma significativa

Cortalto, Colli Aprutini Pecorino Igt 2019

Lo shock termico dell’annata ha frenato l’acidità, il che porterà un’apertura più rapida, secondo alcuni a discapito della longevità. In realtà, la freschezza non manca e la precisione del frutto promette bene. Ha forte identità di Pecorino abruzzese. Al naso emergono le note di dente di leone, caprifoglio, mera verde, lime, timo fresco. Ha struttura e concentrazione, buona acidità, ritorno al palato di mela e lime, salvia, con tocco selvatico. Il calore è ben bilanciato dal frutto brillante.

Cortalto, Pecorino Colli Aprutini Igt 2018

Annata più regolare, ottima concentrazione di zuccheri nel mosto. Al naso ha una precisone affascinante di mela rossa, pesca, caprifoglio, erbe aromatiche, salvia. In bocca è molto elegante tra mela, lime, basilico; minerale con ottima sapidità. Ottima persistenza, finale molto sapido e lungo. Il migliore in batteria nel qui e ora, aspettando l’evoluzione della 2019 che, a nostro avviso, sorprenderà.

Cortalto, Pecorino Colli Aprutini Igt 2015

Annata fresca ma con buon equilibrio vegeto-produttivo. Il naso è interessante, con note terziarie, compreso l’accenno di idrocarburo che a buon diritto fa pensare al Riesling. Il potenziale di invecchiamento è ancora alto. Ha complessità palato, sapidità, erbe aromatiche, tocco cera d’api. Persistente con retrogusto di fieno maturo e salvia.

Foto di apertura: vista dei vigneti Cerulli Spinozzi

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