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5 personaggi che hanno cambiato la storia del caffè (e un po’ anche quella del mondo)

2 Novembre 2021 Anna Muzio
5 personaggi che hanno cambiato la storia del caffè (e un po’ anche quella del mondo)

Dal pastorello etiope Kaldi, che avrebbe scoperto le proprietà della pianta, al primo mercante, lo yemenita Ali Ibn Omar al-Shadhili. Senza dimenticare l’olandese Pieter van der Brocke che portò il caffè in Europa, Jerzy Franciszek Kulczyck che aprì a Vienna la prima caffetteria, e il generale Francisco de Melo Palheta che avviò la produzione brasiliana.

Non sarebbe fuori posto come protagonista di un film d’azione alla 007 la Coffea arabica, perché nella sua relativamente breve storia (un millennio o poco più) ha passato avventure a dir poco rocambolesche per arrivare ad essere il prodotto globalizzato che oggi tutti conosciamo.

Il pastorello etiope Kaldi

In questa storia, spesso mescolata alla leggenda, si muovono personaggi singolari: mistici, commercianti, avventurieri, fascinosi tombeur de femmes che hanno giocato ruoli di primissimo piano. Chi ha anche solo iniziato ad approcciare la storia del caffè, ad esempio, conosce Kaldi, il pastore etiope che, secondo la leggenda, avrebbe scoperto per primo le proprietà eccitanti della rossa bacca di Coffea osservandone gli effetti sulle capre che la mangiavano. In realtà sembra più facile ipotizzare che, come per molte “invenzioni” culinarie, a scoprire la pianta, ma soprattutto il metodo di preparazione che coinvolge essiccazione e tostatura dei semi, sia stata una donna, tant’è che ancora oggi in Etiopia sono le donne deputate alla cerimonia del caffè. Ma la vulgata comune ha scelto il pastorello Kaldi che vide le capre danzare per eccesso di energia.

Lo yemenita Ali Ibn Omar al-Shadhili

Sappiamo però per certo che la prima tappa del lungo viaggio del caffè fu lo Yemen, dove si iniziò a coltivarlo. Sempre la leggenda attribuisce questo primo export al sufi Ali Ibn Omar al-Shadhili o al suo discepolo Omar.  Quel che è certo è che il caffè era usato nei monasteri yemeniti di questi raffinati mistici islamici, più noti per le loro danze rotatorie, che lo bevevano per stare svegli a meditare tutta la notte.

L’arrivo in Europa

Per secoli il Paese della penisola araba detenne il monopolio della coltivazione, e dai porti di Aden e Mocha iniziò ad essere spedito in varie zone dell’Impero ottomano nel quale si stava diffondendo. I chicchi di caffè venivano bolliti prima della spedizione proprio per impedire che germogliassero. Dall’impero ottomano all’Europa, via Venezia, il passo fu breve e nel XVI secolo anche l’Occidente iniziò ad interessarsi alla nera – e ai tempi decisamente meno raffinata – bevanda.

Il commerciante olandese Pieter van der Brocke

Il monopolio fu rotto fortunosamente – business is business – dal commerciante olandese Pieter van der Brocke, maggiorente della Compagnia olandese delle Indie orientali. Fu tra i primi occidentali ad assaggiare, nel 1616, “qualcosa di nero e bollente” nel porto di Mocha e, pare, a trafugare alcune piante per poi portarle in Indonesia, allora colonia olandese. Qui trovarono un ambiente favorevolissimo, diventando la terza tappa del caffè (e, oggi, il quarto produttore).

Jerzy Franciszek Kulczycki e la prima caffetteria

Il successo europeo del caffè deve tutto all’istituzione di un nuovo tipo di locale, la caffetteria. Mitiche quelle viennesi con la prima, Zu den blauen Flaschen (Alle bottiglie blu) aperta in Domgasse da Jerzy Franciszek Kulczycki. Personaggio misterioso, poliglotta, diplomatico e commerciante, probabilmente nobile, forse polacco oppure ucraino. Travestito da turco durante l’assedio di Vienna del 1683 passò, en travesti, attraverso l’accampamento nemico per consegnare un messaggio alle truppe alleate. Divenuto l’eroe del giorno, oltre a denari ed onori chiese e ottenne quei sacchi di caffè abbandonati dai turchi in fuga. Donando alla città non solo un luogo, ma anche un modo di bere la bevanda; giudicata troppo amara, fu apprezzatissima dopo l’aggiunta di generose dosi di zucchero e panna.

Il brasiliano Francisco de Melo Palheta

Ultimo personaggio chiave nella storia del caffè è il sergente maggiore Francisco de Melo Palheta, aitante diplomatico brasiliano. Anche lui con una missione; ottenere le piante di Coffea dalla Guiana francese – che nelle Americhe aveva il monopolio della coltivazione e se lo teneva stretto – per iniziarne la coltivazione in Brasile. Inviato nel 1727 a Cayenne per risolvere una disputa diplomatica, fece amicizia con Madame D’Orvilliers, moglie del governatore, la quale, stregata dal suo fascino brasileiro, alla sua partenza nascose alcune piante in un mazzo di fiori che gli donò. Un dono assai prezioso: il Brasile, da 200 anni, di caffè è il maggior produttore.

Una riflessione sul presente

Oggi la quotazione del caffè è stabilita dalle borse internazionali e i suoi destini, più che da mistici ed avventurieri, dipendono da algoritmi e fondi di investimento. Ma anche da milioni di donne e uomini che lottano ostinatamente e spesso eroicamente contro cambiamenti climatici, malattie e sommosse, remunerazioni infime e Covid. Ma questa è davvero un’altra Storia.

Foto di apertura: il primo caffè di Vienna, il Zu den blauen Flaschen, aperto da Jerzy Franciszek Kulczycki nel 1684

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