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25 anni di successi. A voi, le donne del vino

12 Aprile 2013 Civiltà del bere
«Negli anni mi sono fatto una convinzione. Le donne marcano un modo di fare diverso, hanno un atteggiamento verso il lavoro e la terra alternativo. Non hanno paura di mostrare gli affetti perché in loro, imprenditorialità e famiglia sono un tutt'uno». Ha esorditò così Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del bere, dando il benvenuto agli ottanta degustatori venuti ad assistere al tasting che celebrava i 25 anni dell'Associazione Le Donne del Vino. «Era il 1988, infatti, quando la giovane Elisabetta Tognana riunì attorno a sè un gruppo di signore impegante nel settore vitivinicolo a vari livelli per dar vita all'Associazione», ha raccontato Elena Martusciello, attuale presidente. «Da allora sono passati 25 anni durante i quali è cresciuto ed è arrivato a 700 il numero delle iscritte e si sono moltiplicate le nostre attività». Per celebrare quel 1988, dieci socie produttrici, hanno portato in assaggio altrettanti capolavori firmati 1988. Stupefacenti le bollicine di Grotta del Sole, con il suo Asprinio d'Aversa Spumante Metodo Classico Extra Brut. «Nella mia azienda mi sono sempre messa in gioco in prima persona mettendoci l'anima e la faccia», ha ribadito la Martusciello. «Questo vino è molto importante molto per la mia famiglia e nacque dopo un innamoramento per la spumantizzazione del nostro cognato Gennaro Martusciello, che aveva studiato a Conegliano». Dalla Campania, al Piemonte. Altra donna, altra storia. Chiara Soldati de La Scolca, ha portato in assaggio un Gavi dei Gavi, allora Gavi Doc. «Le donne hanno meno pudore a raccontare la propria vita nella vite e il Gavi è portatore della nostra caparbietà, del naturale coraggio femminile e delle nuove sfide che continuamente accettiamo», ha spiegato. Grandioso il Cervaro della Sala, allora vdt Bianco dell'Umbria raccontato da Albiera Antinori: «La mia prima vendemmia è stata al Castello della Sala. ero giovane, avevo poche idee e confuse. Lì capii quale fosse la mia strada. Non ho mai sentito il problema di essere donna». «Il mondo era dei maschi. Almeno quando cominciai io, nell'85», ha ribattuto Beatrice Contini Bonacossi della Tenuta di Capezzana, presentando Villa di Capezzana, Carmignano Riserva Docg e narrando delle sue difficoltà nel conciliare la famiglia, un marito, tre figli e un mestiere che la portava spesso in giro per il mondo. «Vi racconto cosa il vino ha dato a me». Così ha esordito Antonella D'Isanto de I Balzini sorseggiando I Balzini White Label, vdt Rosso di Barberino Val d'Elsa. «Mi sono innamorata di mio marito anche perché lavorava la terra e faceva vino e questo, ai mie occhi, lo rendeva un uomo sensibile. Le donne procreano e questo fa di loro interlocutrici privilegiate con la natura». Maria Antonietta Corsi François, emozionatissima, ha raccontato di una notte passata a dormire in una stanza accanto a due bombe a mano che ovviamente non aveva riconosciuto come tali, durante i primi tempi al Castello di Querceto. «Stavo svuotando un armadio per fare ordine, perché mi ero appena trasferita lì con i miei bambini e vidi quegli aggeggi. Li spostai e solo il giorno dopo venni a sapere di cosa si trattava. Questo avrebbe potuto completamente cambiare il corso della storia e forse Il Picchio, Chianti Classico Riserva non sarebbe mai nato». Rubesco Vigna Monticchio, Torgiano Rosso Riserva Docg è stato il vino portato al tasting da Chiara Lungarotti. «Mia sorella Teresa ha rotto il muro del maschilismo che vigeva un po' nella nostra famiglia e in azienda. Poi sono arrivata io. Non abbiamo nulla da invidiare al sesso forte. La donna ha una marcia in più: per sua natura conserva, raccoglie e tramanda». «Nelle zone rurali il maschio era importante e mio padre era soddisfatto dei suoi due. Però si è dimostrato lungimirante e ha incoraggiato anche me ad affiancarlo, nonostante io avessi avuto alcune esperienze in ambiti totalmente diversi, come il sociale», ha spiegato Marilisa Allegrini raccontando anche del suo La Poja, allora vdt Veronese. Sergio Zenato, Amarone della Valpolicella Classico Riserva Doc, introdotto da Nadia Zenato, racchiude in sè la storia di una famiglia d'arte: «Questo è il vino di mio padre», ha detto. «Ricordo quando camminavamo in vigna e mi insegnava a riconoscere i grappoli migliori. Sono fiera di lui. Senza essergli stata accanto così, oggi non sarei la donna che sono».  Anche Alessandra Boscaini ha ripetutamente citato suo padre Sandro, ripercorrendo con grande simpatia i suoi anni al liceo e le estati passate a lavorare nella linea dell'imbottigliamento, ogni qual volta venisse rimandata in qualche materia. «È complicato essere una mamma che viaggia e che lavora in Masi Agricola, ma ho imparato dalla mia famiglia che ce la si può fare», ha detto prima di invitare la platea all'assaggio di Serego Alighieri Vaio Armaron, Amarone della Valpolicella Classico Doc. Insomma, se è vero che dietro a un grande uomo c'è sempre una grande donna, è altrettanto vero anche il contrario. Dietro al successo di una donna, c'è spesso l'insegnamento o il sostegno di un uomo. Senza distinzioni di generi dunque, l'impegno nel vino, se mosso da passione, non può che dare straordinari risultati. [nggallery id=32 template=carousel]

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