Un lungo lavoro di ricerca
Grazie all’impianto sperimentale di 24 vitigni indigeni, Bulfon ha ottenuto numerosi riconoscimenti istituzionali, culminati con la pubblicazione del libro Dalle colline spilimberghesi nuove viti e nuovi vini (scritto con Ruggero Forti e Gianni Zuliani) dove per la prima volta figurano le schede ampelografiche delle principali varietà recuperate: Piculit-neri e Forgiarin (bacca rossa), Sciglian e Ucelut (bacca bianca). Cultivar ufficialmente riconosciute e iscritte al Catalogo nazionale delle varietà di viti nel 1991 e dal 2003 autorizzate per essere coltivate a Pinzano al Tagliamento, Castelnovo del Friuli e Forgaria nel Friuli. Ricerca che è poi seguitata con la riscoperta di altre varietà pordenonesi: la bianca Cividin e le rosse Cjanorie, Cordenossa e Fumat. Tutti vitigni recuperati e coltivati a partire dagli anni Novanta sui terrazzamenti aziendali.Bulfon Etichetta nera, Piculit-neri in purezza
Da qualche tempo queste varietà sono anche imbottigliate in purezza e commercializzate. Per esempio il Piculit-neri, della famiglia dei Refosco, è proposto come un Etichetta Nera, delle Venezie Piculit-neri Igt. Si ottiene da uve raccolte tardivamente e fermentate e macerate sino a 10 giorni con il metodo Ganimede; dopo la svinatura il vino affina in acciaio e poi in botti di rovere di Slavonia e in tonneau. Ne scaturisce un nettare rubino intenso, dai profumi di frutti di bosco scuri, con ricordi di cannella. Il sorso è fresco di acidità, caldo di alcol, dal buon nerbo tannico.Per conoscere gli altri autoctoni del Friuli Venezia Giulia clicca qui L'articolo sui vitigni autoctoni friulani prosegue su Civiltà del bere 3/2018. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l'ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com