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Barbara Mottura e il passaggio generazionale: “Mio padre è il mio più grande maestro”

24 Gennaio 2013 Civiltà del bere
«Lavoro con mio padre e mio zio Antonio dal quasi dieci anni», spiega Barbara Mottura intervistata a Urbino, durante un summit delle famiglie del vino nell’ambito della manifestazione Urvinum, sul tema del passaggio generazionale nella sua azienda di Tuglie (Lecce). SENTIRSI EMOTIVAMENTE COINVOLTE - Quando le chiediamo di raccontarci gli equilibri della sua famiglia, Barbara afferma: «Fin da piccola su di me è stato fatto certamente un lavoro subliminale di coinvolgimento emotivo! Tanto che la scelta di restare in Cantina dopo la mia laurea in Sociologia è stata automatica. Mio padre ed io a volte abbiamo grossi scontri per quanto riguarda le questioni lavorative, ma lui è il mio più grande maestro, non ha visioni monolitiche e spinge me e mia cugina Marta a misurarci con i nostri obiettivi». UN PREGIO: STARE PIÙ VICINO A MIA FIGLIA - Barbara Mottura mette in luce anche un altro aspetto positivo del lavorare in un’azienda familiare: «Si conciliano meglio vita lavorativa e vita privata. Mia figlia Matilde, ad esempio, vive molti dei miei impegni e mi segue in tante trasferte». Sull’argomento del passaggio generazionale nelle aziende italiane, abbiamo pubblicato anche: Piero Antinori e il passaggio generazionale: “Sogno un filo diretto coi miei antenati” La famiglia Zonin e il passaggio generazionale: “Sappiamo attendere il momento giusto”  Carlotta Pasqua e il passaggio generazionale: “Professionalità prima di tutto” Teresa Severini Lungarotti e il passaggio generazionale: “Ho fatto da ponte all’arrivo di mia sorella”

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