«Lavoro con mio padre e mio zio Antonio dal quasi dieci anni», spiega Barbara Mottura intervistata a Urbino, durante un summit delle famiglie del vino nell’ambito della manifestazione Urvinum, sul tema del passaggio generazionale nella sua azienda di Tuglie (Lecce).
SENTIRSI EMOTIVAMENTE COINVOLTE - Quando le chiediamo di raccontarci gli equilibri della sua famiglia, Barbara afferma: «Fin da piccola su di me è stato fatto certamente un lavoro subliminale di coinvolgimento emotivo! Tanto che la scelta di restare in Cantina dopo la mia laurea in Sociologia è stata automatica. Mio padre ed io a volte abbiamo grossi scontri per quanto riguarda le questioni lavorative, ma lui è il mio più grande maestro, non ha visioni monolitiche e spinge me e mia cugina Marta a misurarci con i nostri obiettivi».
UN PREGIO: STARE PIÙ VICINO A MIA FIGLIA - Barbara Mottura mette in luce anche un altro aspetto positivo del lavorare in un’azienda familiare: «Si conciliano meglio vita lavorativa e vita privata. Mia figlia Matilde, ad esempio, vive molti dei miei impegni e mi segue in tante trasferte».
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